Profughi, tensione tra i residenti
Proteste dei comitati per l’arrivo di oltre cento migranti da Eraclea
CONA. «Siamo rimasti soli. O, forse, siamo sempre stati da soli». C’è amarezza nelle parole di Mauro Polo, uno degli animatori del comitato spontaneo “Basta profughi a Cona” che, fin dallo scorso luglio, cerca di fermare l’arrivo dei migranti nell’ex base militare di Conetta. Una battaglia contro i mulini a vento, visto che di profughi, fino a quando erano disponibili i dati della Prefettura, ne sono arrivati un migliaio.
Molti di questi se ne sono andati per i fatti loro, ma nessuna informazione ufficiale è disponibile riguardo al loro numero. Gli ultimi arrivi sono di questi giorni: i circa 150 profughi che ancora rimanevano a Eraclea, un po’ alla volta vengono trasferiti a Conetta.
«Non stiamo neppure più a controllare se e quando li portano», dice Polo, «sappiamo solo che sono troppi per noi». All’origine della protesta del Comitato, infatti, non c’è mai stata l’ostilità preconcetta (se non da parte di alcuni) per gli stranieri, ma la consapevolezza che, in un paesino di nemmeno 200 abitanti, l’impatto sociale causato dall’arrivo di centinaia di persone poteva essere devastante.
E l’esperienza di questi mesi l’ha confermato. Non in termini di reati veri e propri (ci sono stati, pur contemplati dal codice, solo episodi minori), ma in termini di tensione sociale.
La Lega, su cui molti facevano conto, non è mai arrivata a Conetta con i suoi esponenti di spicco e le visite alla base di vari consiglieri regionali (Cinquestelle e Pd), di deputati, come Capezzone, non sono servite a scalfire la “chiusura” da parte degli organi statali.
I nuovi arrivi non suscitano proteste di piazza, ma se questo sia un bene è difficile dirlo: la tensione tra i residenti continua a salire, «fino a quando non succederà qualcosa», dice Polo. (d.deg.)
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