Marco, addio con i colori del reggae
Anche Skardy al funerale di Sacchetto del gruppo Rastasnob

Un funerale sobrio e raccolto, per ricordare un amico e un compagno di viaggio scomparso troppo presto: ieri mattina, sul sagrato della chiesa di Sant'Andrea Apostolo, a Favaro, erano in tanti, gli occhi lucidi e le teste basse. Difficile accettare la sorte toccata a Marco Sacchetto, stroncato a 46 anni da un infarto, lui che ha sempre cercato di portare vita ed energia nel territorio attraverso la musica. Aspettando l'arrivo del feretro per l'ultimo saluto, sabato alle 11, molti ricordavano increduli gli anni passati assieme, le partite a pallone nei campi vicino all'oratorio, da bambini, le esperienze condivise. «Siamo cresciuti assieme qui dietro», dice un amico mentre le campane suonano a lutto, «quando non l'ho incrociato né domenica né lunedì ho capito che qualcosa non andava, martedì ho visto l'epigrafe».
Ad accompagnare la bara in legno laccato e coperta di fiori, una bandiera con il volto di Bob Marley su campo rosso, giallo e verde, gli stessi colori che si vedevano tornare nelle sciarpe, sulle felpe e nei cappelli di molti amici di Sacchetto, che come lui condividevano la passione per la musica reggae; il 46enne di Favaro, tecnico all’Aprilia di Noale, era stato infatti attivissimo nelle pagine della rivista Rastasnob, aveva collaborato con Radio Base Popolare ed era stato tra i fondatori del Rototom Sunsplash Festival. Non stupisce quindi che ieri, tra le teste chine coperte di dreadlocks, fosse possibile riconoscere anche quella di Gaetano Scardicchio, in arte Sir Oliver Skardy, storico frontman dei Pitura Freska, anche lui venuto a celebrare un'ultima volta la figura di Sacchetto. Ma sabato mattina, alle esequie, non si sono presentati solo gli amici del mondo musicale: a pattugliare l'esterno della chiesa, i volti cupi e le spalle larghe incurvate, anche un gruppetto di compagni con le sciarpe bianche e granata dei Panthers, e non mancavano neppure numerosi berretti su cui spiccava il simbolo dorato della Reyer: lo sport era infatti la seconda grande passione di Sacchetto e in molti lo ricordano ancora vestito con i colori della squadra veneziana. Sulla soglia della chiesa, appoggiati sul tavolino che custodiva la foto dell'amico scomparso e il grosso libro per le firme, campeggiavano i volantini dei prossimi concerti reggae in zona, quasi a proseguire l'impegno di Marco.
Giacomo Costa
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