Truffa e insolvenza, condannato Cinque anni ad Antonio Lombardi
Sentenza bis dopo l’annullamento in appello per un vizio di forma: per il giudice il 49enne mestrino ha raggirato 22 persone, raccogliendo mezzo milione di euro e promettendo alti rendimenti
di Ilaria Purassanta
MESTRE. Il giudice monocratico del tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin, ha inflitto 5 anni e 5 mesi di reclusione e una multa di 4.800 euro ad Antonio Lombardi, 49enne mestrino residente a Zelarino, accusato di truffa e insolvenza fraudolenta.
Vittime del raggiro, secondo il capo di imputazione, sarebbero state in tutto 22 persone, residenti fra la provincia di Pordenone e il Veneto (in particolare nel comune di Pramaggiore). Soltanto una di loro, però, si è costituita parte civile nel procedimento, con l’avvocato Esmeralda Di Risio (A.P. residente nella provincia di Pordenone). E ha ottenuto, così, un risarcimento di diecimila euro per danni morali e materiali, provvisoriamente esecutivo, nonché il ristoro delle spese legali per 6 mila e 200 euro più accessori di legge.
Per il mestrino Lombardi si tratta del processo bis. La precedente sentenza di primo grado, pronunciata il 22 maggio 2013 (condanna a 8 anni e 5 mesi) infatti, era stata annullata dalla Corte d’appello di Trieste, alla quale l’imputato aveva fatto ricorso, per un vizio di forma: un difetto di notifica. Così il processo è ritornato dianzi al tribunale monocratico di Pordenone ed è ripartito a febbraio di quest’anno. Ieri è arrivata la sentenza.
Lombardi, stando alle accuse, si sarebbe spacciato per procuratore di una finanziaria svizzera, la International Group by Ubs, con sede a Lugano. Con artifizi e raggiri, sempre secondo l’impianto accusatorio, avrebbe indotto 22 persone a consegnargli, senza documentazione, la somma complessiva di 546.116 euro. Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe dato falsamente a intendere, alle vittime del raggiro, che le somme da ciascuno consegnate sarebbero state destinate a forme di investimento ad alto rendimento. I fatti contestati a Lombardi risalgono al periodo fra maggio e settembre del 2009. All’epoca l’imputato risultava domiciliato a Brugnera, in provincia di Pordenone, dove viveva con la sua compagna (rimasta anche lei ignara vittima del raggiro).
Quanto all’ipotesi di reato di insolvenza fraudolenta, gli è stata contestata per un singolo episodio, avvenuto a Tezze sul Brenta (Vicenza). Lombardi non avrebbe pagato il prezzo delle riparazioni di una Chrysler grand voyager alla carrozzeria Fratelli Polo di Tezze. È stato dichiarato prescritto, infine, il terzo capo di imputazione (peraltro per un’ipotesi di reato minore). L’accusa aveva contestato che, per poter effettuare attività di raccolta di risparmio per il pubblico, l’imputato avrebbe dovuto essere iscritto all’apposito albo. Tale iscrizione non risultava agli atti.
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