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Disabile in treno senza bagno per tre ore

Jesolo. Inutili i tentativi di ripararlo sul tragitto da Mestre a Milano. Chiesti i danni alle Ferrovie

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(ansa)

JESOLO. Servizi igienici vietati a una disabile di Jesolo sul treno per Milano. Lo scorso 19 ottobre, sul treno Freccia Bianca 9712, nella tratta Mestre Centrale - Milano Centrale, una 45enne c ha vissuto un’esperienza davvero umiliante, costretta a trattenere i suoi bisogni per ore fino a perderne il controllo. La donna, ormai da anni in carrozzina, affetta da sclerosi multipla, doveva recarsi all’Istituto Auxologico di Milano per le periodiche cure e terapie. Un viaggio di quasi tre ore, assieme al fratello che aveva prenotato anticipatamente il posto attrezzato per disabili e per accompagnatore.

Proprio lui ha accertato l’inutilizzabilità del bagno destinato ai disabili, intasato, in pessime condizioni igieniche pur essendo il treno partito da appena dieci minuti da Mestre. Ha avvertito subito il capotreno che ha contattato un addetto alla pulizia. Ma è subito emersa l’impossibilità di utilizzare i servizi per la rottura dello scarico. La donna non poteva accedere a un altro bagno del treno, non accessibile ai disabili. Inoltre, il bagno di testa e quello di coda erano inagibili. Richiamato per la seconda volta il capotreno, questi ha nuovamente chiamato l'addetto alle pulizie per cercare di pulire al meglio il bagno senza però poter far nulla per il ripristino dello scarico.

Purtroppo, la signora disabile, a causa della patologia di cui è affetta e della necessità di recarsi al bagno a brevi intervalli, non ha alla fine potuto trattenersi, giungendo alla stazione di Milano Centrale con gli abiti completamente bagnati. L’accompagnatore non ha potuto cambiare gli abiti alla sorella che ha viaggiato in condizioni umilianti.

L’Anglat, associazione che tutela i disabili, con il presidente Ennio Biliato, e l’associazione consumatori Adusbef, con uno dei delegati regionali, l’avvocato Luca Pavanetto hanno denunciato l’episodio. Inizialmente sembrava che dovessero arrivare delle scuse formali, ma la donna non è stata contattata. «È inutile pubblicizzare servizi all'avanguardia come wi-fi e sale blu riservate alle persone diversamente abili», dice l’avvocato Pavanetto, «e poi, per inefficienze gravi, infliggere umiliazioni e sofferenze a chi patisce ogni giorno e lotta per sopravvivere. Quanto è successo alla signora deve essere denunciato agli organi competenti in quanto integra l’ennesimo episodio di violazione della dignità del malato. Ho già inviato una diffida alle Ferrovie dello Stato con richiesta di risarcimento del danno e ho mandato anche per valutare un esposto alla competente Procura della Repubblica». (g.ca.)

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