Un bando saltando le prefetture altri 10 mila profughi in arrivo
L’Anci vuole convincere i sindaci a puntare su questa soluzione per avere i finanziamenti ministeriali Pavanello: «Una grande occasione per i Comuni che avranno risorse certe in tempi molto stretti»

VENEZIA. Un nuovo bando, valido per altri 10mila posti in tutta Italia (in aggiunta ai 20mila già pronti), con lo scopo di offrire alle amministrazioni comunali la possibilità di organizzare in prima persona l'accoglienza di profughi e rifugiati, grazie ai fondi del ministero e senza i criteri stringenti delle prefetture, che spesso subordinano le logiche cittadine alle ragioni dell'emergenza: ieri pomeriggio, nella sala consiliare del municipio di Mestre, per illustrare ai primi cittadini modalità e criteri, sono arrivati i responsabili di Anci e Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che hanno cercato di convincere i sindaci di tutto il Veneto a mettersi in gioco; certo, non tutti hanno risposto all'appello, e i grandi assenti tra le panche di via Palazzo non erano certo pochi (primo tra tutti Massimo Bitonci, ma le defezioni riguardavano la maggioranza degli amministratori di centrodestra). Nonostante questo la speranza degli organizzatori resta quella di un'adesione massiccia, che superi le possibilità dei finanziamenti ministeriali per dare vita ad una lista di Comuni verificati e approvati a cui rivolgersi anche in futuro. «Lo Sprar esiste da 15 anni e in Veneto conta già una ventina di amministrazioni aderenti, oltre a sette Comuni capofila», ha spiegato Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale Asilo, «Al momento nel territorio regionale sono ospitate poco più di trecento persone, ma l'obiettivo del ministero è sempre stato quello di utilizzare questo sistema per l'accoglienza organizzata, che dovrebbe seguire le prime sistemazioni allestite dalle prefetture. Ad oggi, però, le nostre strutture non sono sufficienti e per questo è stato lanciato questo nuovo bando di durata biennale». Per le città che decidessero di proporsi il governo ha già preparato i canonici 35 euro per ogni profugo (anche in questo caso da dividersi tra affitti, stipendi degli operatori e quota da lasciare ai rifugiati, che ammonta sempre a due euro a testa), ma è stata abbassata dal 20 al 5 per cento la quota di cofinanziamento che dovrebbe essere coperta dal territorio; inoltre, grazie a questi soldi, le amministrazioni avrebbero la possibilità di organizzare servizi e strutture a vantaggio tanto dei migranti quanto dei cittadini. «Questa è una grande occasione per i Comuni, che finalmente si vedono mettere sul piatto risorse certe con tempistiche di pagamento assicurate, un vantaggio importante in questi anni di tagli continui», ha insistito Maria Rosa Pavanello, presidente di Anciveneto e ieri impegnata a fare gli onori di casa, «Adesso confidiamo molto nel passaparola, speriamo che i sindaci che già vedono nelle loro strade i benefici di questo programma possano convincere i colleghi restii a dare una mano». Vero punto di forza del progetto, però, è la possibilità di fornire finalmente un'accoglienza dignitosa a chi ne ha bisogno, perché, come ha spiegato il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, a Venezia per perorare la causa dello Sprar, «solo così si potranno risolvere anche le tensioni».
Giacomo Costa
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