«Mose e grandi navi, ecco le pesti del nostro secolo»
«Le pesti del nostro secolo sono le grandi opere e Venezia, con il problema delle Grandi Navi e del Mose e la visibilità che ha in tutto il mondo, può essere emblema di quello che sta succedendo in...
«Le pesti del nostro secolo sono le grandi opere e Venezia, con il problema delle Grandi Navi e del Mose e la visibilità che ha in tutto il mondo, può essere emblema di quello che sta succedendo in tutta Italia». È questo il messaggio chiave del film “L’Italia a tempo della peste” del giornalista Fulvio Grimaldi, proiettato al Teatro Groggia sabato sera, con la presenza del regista, del senatore Felice Casson, dell’ex candidato sindaco Gianfranco Bellati, segretario di Unioncamere Veneto. A presentare l’incontro, l’avvocato Marco Gasparinetti dell’Associazione 25 Aprile, protagonista dell’episodio veneziano insieme a Tommaso Cacciari del movimento No Grandi Navi, Andreina Zitelli della Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale), il professore Giuseppe Tattara, tra gli autori del Libro Bianco, e Casson che ha parlato del Mose e dei «delinquenti del Consorzio Venezia Nuova». Dieci fotografie di un’Italia squarciata dai grandi poteri, con una Venezia simbolo di quello che bisognerebbe tutelare: «Venezia rappresenta uno degli ecosistemi più belli del mondo» ha detto Grimaldi «ed è amata in tutto il mondo, ma sta subendo la sorte dei poteri privati che la sfruttano. Penso a Renzo Rosso o al cubo di Santa Chiara, fino a chi ha blocca addirittura una mostra per paura di alcune fotografie. Bisogna reagire subito, altrimenti sarà troppo tardi».
Un documentario che il regista stesso definisce di parte «perché quelli che vengono definiti i movimenti del No, sono invece i movimenti del Sì e di chi vuole dire basta alle multinazionali per far sentire la voce del popolo». «Magari fosse di parte» ha detto Bellati che, ultimamente, comunica meglio con gli ex sfidanti che con gli ex alleati e, durante la campagna elettorale, aveva proposto Porto Marghera come soluzione alle Grandi Navi «Purtroppo il documentario mostra la verità e la cosa drammatica è che rappresenta un fallimento per l’Europa. È per questo che io sono federalista, perché in un mondo verticizzato è l’unico modo per non lasciare il potere in poche mani e dipendere da finanziamenti esterni».
«È un documentario molto crudo» ha detto Casson « ma il finale lascia aperta una speranza. Sono convinto che ci sia la possibilità di riportare i diritti sul lavoro e questo sarà compito nostro». (v.m.)
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