Profughi e fede, il Patriarca: "Non possiamo far finta di nulla"
Il Vescovo a capo dei cattolici del Triveneto invita i fedeli a riflettere: "Pensiamo al prossimo. Alla luce della scandalosa divisione tra l’umanità sazia e l’umanità che fa la fame è il rapporto tra economia, leggi e politica che va ripensato. L'Europa si faccia carico delle sofferenze"
Nadia De Lazzari
VENEZIA. È scontro, attacco, corto circuito, polemica. È attenzione, accoglienza, integrazione, carità cristiana. Sulla drammatica situazione dei profughi il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, prende posizione per voce del suo giovane segretario particolare, don Morris Pasian. Numerosi i punti evidenziati dal presule, alcuni di questi sono ripresi dall’omelia pronunciata nella Festa del Santissimo Redentore lo scorso 19 luglio. Ad ascoltarlo le massime autorità cittadine, civili e militari, e tanti fedeli.
Fortemente colpito dalle immagini trasmesse dai media, bambini, madri, padri, persone in difficoltà scampate dalla guerra, dalla violenza, dalla fame, il Patriarca davanti a questa circostanza concreta invita tutti a guardare quelle realtà che appartengono alla vita degli uomini, a fare la propria parte, a farsi prossimo: «Non si può far finta di niente, bisogna intervenire secondo la legge della prossimità superando ogni barriera. L’accoglienza è da considerarsi una nuova risorsa, una nuova sintesi, un nuovo inizio che apre al tutto».
Il problema è grande e complesso: «L’Europa deve farsi carico di queste sofferenze, rispondere ai problemi e ai bisogni dei popoli con un sostegno vero e reale agli Stati più deboli e, soprattutto, con una gestione comunitaria del fenomeno dell’immigrazione che non può essere scaricato su un singolo Stato come finora è stato fatto con l’Italia. Ora anche con la Grecia». Don Pasian sottolinea le parole del Patriarca: «Alla luce della scandalosa divisione tra l’umanità sazia e l’umanità che fa la fame è il rapporto tra economia, leggi e politica che va ripensato; dal punto di vista etico, infatti, non è sufficiente fermarsi alla forma o alle regole, bisogna giungere alla sostanza delle questioni e il fenomeno dell’immigrazione rappresenta la punta dell’iceberg».
Il Patriarca mette a fuoco un altro punto: la concentrazione di profughi in un unico luogo crea difficoltà, problemi: «Per una migliore integrazione è buon senso suddividerli in più strutture». Un altro aspetto evidenziato è l’accoglienza al Seminario patriarcale: «È tutto occupato. Quest’anno c’è la grazia di avere 22 seminaristi». La struttura inoltre è sede della facoltà di Diritto canonico, ha una biblioteca, un archivio e vari uffici. Don Pasian spiega: «Viene frequentata da sacerdoti di tutto il mondo. Andiamo incontro alle necessità di diocesi povere ospitando in Seminario questi giovani che ritorneranno nel loro Paese con un titolo di studio. Il numero è elevato e non tutti vi trovano posto. Alcuni vivono nelle canoniche».
Sulla questione profughi interviene poi il direttore della Caritas diocesana Enzo Stefano. Il diacono dice: «L’organismo pastorale non può accogliere perché non abbiamo apposite strutture. Ci sono invece 90 migranti gestiti dalla Cooperativa sociale Il Lievito, il presidente è monsignor Dino Pistolato». A breve il direttore della Caritas incontrerà il Patriarca Francesco Moraglia: «Come Chiesa veneziana proporrò una lettera-riflessione da inviare ai parroci e ai fedeli della diocesi. In questi giorni siamo impegnati a contabilizzare le donazioni alle popolazioni colpite dal tornado in Riviera del Brenta. Il nostro compito è farci prossimi con tutte le persone bisognose, con la carità e la solidarietà».
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