La difesa dell’avvocato Vianello «Sono estraneo a tutte le accuse»
Gioco online, interrogato il professionista veneziano finito nei guai con il padovano Marco Colapinto «Avevo rapporti di lavoro con le singole persone, non sapevo che dietro ci fosse la ’Ndrangheta»
di Carlo Bellotto
«Non ho fatto nulla di illecito, ho solo svolto la mia professione di avvocato, tutelando alcune aziende». Si è difeso sostanzialmente così l’avvocato padovano Marco Colapinto, 32 anni, finito ai domiciliari nell’inchiesta denominata “Gambling” della Dda di Reggio Calabria per esercizio abusivo di scommesse, assieme al suo collega Andrea Vianello, veneziano finito invece in carcere, con accuse più pesanti.
Ieri si sono svolti i due interrogatori di garanzia, affidati per rogatoria al giudice Domenica Gambardella. Agli atti c’è un’intercettazione telefonica tra i due legali che risale al 13 marzo scorso dalla quale emerge la proposta di eliminare le stampanti dalle sale scommesse con l’invio delle schedine via email agli scommettitori al fine di eliminare la prova del reato. Quel giorno alle 10.51 Vianello chiama Colapinto e all’inizio gli racconta che l’ha chiamato Domenico Lagrotteria. Quindi Colapinto gli fa la proposta di eliminare la ricevuta. «Bisognerebbe mettere un bottone con scritto, invia la ricevuta via sms o via email». Gli risponde Vianello: «Il problema è la mentalità, la gente vuole la ricevuta in mano, mentre esce il risultato della scommessa. Ma perché vorresti togliere le stampanti?». Chiara la replica di Colapinto: «Perché a quel punto non hanno... non sequestrano neanche le giocate. Vero che c’è il codice fiscale ma non sequestrano neanche i pezzi di carta, nell’ottica della dematerializzazione. Vado dal pubblico ministero e gli dico non abbiamo trovato le ricevute delle giocate. Non ci sono neanche più quelle. Cioè hanno trovato delle persone che stanno nell’Internet point e stanno giocando. Qual è il reato visto che stanno facendo i fatti loro?» Vianello risponde: «Mi hai dato una spiegazione logica, intelligente, manca la prova del reato...».
Colapinto, difeso dai legali Alessandro Gotti ed Emanuele Fragasso junior è stato interrogato per un’ora e mezzo in tribunale, mentre per ascoltare Vianello, difeso dall’avvocato Emanuele Sceri, il giudice è andata in carcere. Pure Vianello non si è avvalso della facoltà di non rispondere e in un’ora e mezza ha chiarito le contestazioni che gli sono state mosse dall’ordinanza di custodia cautelare. L’indagato si sarebbe detto estraneo alla vicenda. Non si immaginava di aver a che fare con esponenti della ’Ndrangheta visto che i rapporti di lavoro li aveva quasi sempre tenuti con una singola persona. Nel teorema accusatorio la procura ritiene quantomai decisivo il suo contributo: sarebbe stato il consigliere e factotum di Domenico Lagrotteria, escogitando tecniche e sistemi per eludere la normativa di settore e frodare l’ordinamento, evitare i controlli delle forze dell’ordine. A suffragare le pesanti accuse della Dda ci sono alcune intercettazioni telefoniche. Il legale dà supporto alle società di scommesse maltesi dimostrando una competenza unica a livello nazionale per riuscire ad aggirare le norme ed evitando sia sanzioni penali che amministrative. Gli investigatori arrivano a Vianello intercettando (diverse telefonate sono del 2010) altre persone. La strategia di Vianello per aggirare i controlli delle forze dell’ordine e dei Monopoli viene riassunta così nell’ordinanza di custodia cautelare: l’apertura dei conti di gioco a tutti i clienti delle sale scommesse che in passato avevano effettuato esclusivamente giocate da banco; l’installazione di un lettore di codice fiscale che consenta l’apertura di un conto di gioco a nome del cliente e l’effettuazione della scommessa; l’adozione del sistema di moneta elettronica “Em@ney” quale unico sistema di pagamento delle scommesse giocate nel Ced. In tal modo, le giocate “da banco” vengono dissimulate, impedendo agli organi accertatori di acquisire le prove del reato (schedina e passaggio di denaro) e rendendo impossibile l’accertamento dell’illecito.
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