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Addio a Franco Bellotto, una vita accanto agli operai

E' stato rappresentante di Medicina democratica e presidente dell'associazione esposti all'amianto

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MESTRE. Si è spento nella mattina di sabato 4 nella sua abitazione a Carpenedo dopo una malattia, Franco Bellotto di 77 anni. Ex dipendente del Petrolchimico, fondatore e militante del movimento operaio di Porto Marghera nei difficili e infuocati anni Settanta e Ottanta, su posizioni molto critiche nei confronti dei sindacati confederali e vicine ad Autonomia Operaia, Franco Bellotto era stato arrestato nel 1982 come presunto fiancheggiatore delle Br e subito dopo scarcerato e completamente scagionato.

E’ stato rappresentante di Medicina Democratica, capogruppo di Rifondazione Comunista nel consiglio municipale di Mestre Carpenedo (2000-2005) nonché presidente dell'Associazione esposti all’amianto ad altri rischi ambientali della provincia di Venezia (Aiea), Franco Bellotto era molto conosciuto e stimato per aver dedicato la sua vita all’anelito di giustizia di centinaia di operai della multinazionali chimiche e siderurgiche uccisi da tumori mortali causati dalle esalazioni tossiche del clururo di vinile monomero  - il cvm con cui si produce plastica di Pvc -  e dalle fibre d’amianto che si repiravano nei reparti del Petrolchimico, nelle fonderie e nei cantieri navali di Porto Marghera.

Grazie ai documenti, alle testimonianze e alle denunce raccolte e presentate alla Procura di Venezia, sono state aperte centinaia di cause legali, promosse degli stessi operai ammalati e di familiari deceduti, per il riconoscimento delle malattie professionali e delle morti dovute – come in molti casi hanno riconosciuto i giudici – all’ esposizione a emissioni e particelle tossiche nei luoghi di lavoro (spesso non riconosciute dall’Inail che è stata portata a giudizio dall’Aeia e condannata dal Tribunale) e al conseguente risarcimento dei danni materiali e morali a favore delle vittime, dei loro familiari e delle associazioni operaie e ambientaliste.

L’ultimo grande processo da lui promosso è stato quello per la morte causata dalle fibre d’amianto di undici operai di Fincantieri e tre loro mogli (che lavavano le tute dei mariti intrise di fibre killer), conclusosi negli ultimi anni con la condanna – confermata in Appello e Cassazione – di alcuni dirigenti dei cantieri navali ex Breda poi passati a Fincantieri spa, riconosciuti colpevoli di «omicidio colposo plurimo e di omissione di cautele utili ad evitare malattie professionali e decessi». La cerimonia funebre si terrà giovedì 9 luglio, alle ore 9 nella cappella del cimitero di Mestre.

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