Studenti con disabilità sensoriali a scuola solo fino a dicembre
Il commissario della Provincia trova 600 mila euro per garantire i servizi a supporto di 186 alunni «Ho scritto quattro lettere a Zaia, scriverò la quinta». I genitori: «Non sono spese ma investimenti»

Quasi duecento famiglie in bilico da mesi, preoccupate di scoprire se i propri figli avranno o meno la possibilità di andare a scuola, ottenere un diploma, diventare indipendenti: ieri mattina, al quarto piano di Ca' Corner, il commissario della Provincia di Venezia, Cesare Castelli, è tornato ad affrontare la spinosa questione del Centro servizi per le disabilità sensoriali, del laboratorio tiflotecnico pedagogico della Gazzera e dei 120 “lettori” che garantiscono agli alunni delle scuole del territorio la possibilità di seguire le lezioni anche se affetti da vari tipi di disfunzioni visive, uditive e comunicative, tutti servizi a rischio in mancanza di una precisa indicazione della Regione, che con lo smantellamento dell'ente provinciale, eredita il compito di definire competenze e risorse per l'assistenza scolastica e il sostegno sociale.
«Abbiamo inviato quattro lettere al presidente Zaia e, in copia, a tutte le autorità e le amministrazioni», ha specificato Castelli, «ora invieremo la quinta. Abbiamo scoperto che il ministero del Tesoro ha sollevato dubbi sui sei milioni che palazzo Balbi stava destinando ai centri per i disabili, in quanto soldi presi dal fondo per la sanità. Noi, come Provincia, siamo riusciti a trovare 600mila euro e possiamo garantire i servizi di assistenza fino al 31 dicembre, ma non oltre; tanto più che bisogna aprire il bilancio dell'anno in corso così come quello del prossimo triennio e abbiamo quindi bisogno di conoscere le esatte disponibilità».
«Queste non sono spese, ma investimenti», hanno tuonato i genitori dei bambini ieri a colloquio con il commissario. «Molte delle disabilità di questi ragazzi, anche se incurabili, possono venire superate prima dei 15 o 16 anni, permettendo loro di vivere una vita quasi del tutto normale; senza gli strumenti adeguati, però, diventeranno adulti incapaci di occuparsi di sé stessi».
«È qualcosa che non si può capire se non lo si è provato sulla propria pelle», rimarca Luana Pesce, presidente di Afal. «Io stessa non ne sapevo nulla di sordità prima di scoprire che anche mia figlia ne era affetta. Servono specialisti qualificati, personale competente: tutte cose che il servizio provinciale ha garantito, certificando proprio di recente il lavoro del laboratorio e del centro. Non si può rischiare di perdere una simile eccellenza, che esiste e cresce dal 1975».
In totale, per la sola provincia di Venezia, sono 186 i bambini che hanno usufruito del servizio di assistenza per l'anno 2014/2015 e 120 sono gli operatori specialistici impegnati, di concerto con le famiglie e gli insegnanti, per garantire loro un'istruzione completa; in tutto il Veneto, però, i ragazzi che si affidano agli aiuti sono quasi un migliaio e i “lettori” che li seguono più di cinquecento.
Giacomo Costa
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori