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Cento tonnellate di alghe sull’arenile del Kuyaba

Succede al Lido. Il gestore: «Tutto in meno di un mese. Il gioco delle correnti le porta qui da noi. Finora grazie a Comune e Veritas le abbiamo rimosse: ora non so come faremo»

Simone Bianchi
1 minuto di lettura
La distesa di alghe che copre l'arenile dello stabilimento balneare Kuyaba 

LIDO. Oltre cento tonnellate di alghe raccolte dalla riva del mare in meno di un mese. Non si parla di tutto il litorale lidense, ma solo di poche decine di metri di arenile, quelli dello stabilimento balneare Kuyaba a ridosso dei Murazzi.
Un problema serio e non uno scherzo della natura, perché il gestore, Mario Campagnaro, è alle prese con questa situazione da pochi giorni, proprio nell’imminenza dell’apertura della stagione, e una volta che le capanne saranno tutte assegnate alla clientela, determinati lavori non si potranno fare con la stessa facilità.

«Da quanto si è alzata la temperatura è iniziata anche la fioritura delle alghe», spiega Campagnaro. «La sola risposta che siamo riusciti a darci, visto che le alghe si spiaggiano solo da noi e non altrove, è che il gioco delle correnti le fa arrivare qui dai Murazzi, dopo che si sono formate nella diga soffolta che si trova sommersa a poche decine di metri dalla scogliera, e che termina proprio prima del nostro stabilimento».

Il problema non è di poco conto, perché ogni mattina al Kuyaba i gestori si sono ritrovati uno spessore di circa 70 centimetri di alghe, sparse su tutto il fronte dell’arenile. Le onde e la marea le hanno spinte fino a una decina di metri all’interno della spiaggia. «Veritas e il Comune hanno dato grande disponibilità, ma solo nell’ultima settimana saranno state una cinquantina le tonnellate di alghe raccolte», aggiunge Campagnaro. «Con la pala meccanica abbiamo raccolto le alghe, poi scaricate in un cassone speciale messo nella spiaggia Amaranti; e così tutti i giorni anche più volte. Ma ormai è aperta la stagione balneare, e non potremo usare le pale meccaniche in spiaggia, così come agli Amaranti non si potranno tenere i cassoni. Quindi il problema non è di poco conto, e si può solo sperare che il fenomeno naturale cessi in breve tempo».
 

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