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Omicidio di Vitalie Homencu I giudici chiudono le indagini

CHIOGGIA. Nei giorni scorsi i pubblici ministeri di Venezia Roberto Terzo e Walter Ignazitto hanno chiuso le indagini e depositato gli atti nei confronti dei chioggiotti Gianni Tolomei e Walter Ferro...

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CHIOGGIA. Nei giorni scorsi i pubblici ministeri di Venezia Roberto Terzo e Walter Ignazitto hanno chiuso le indagini e depositato gli atti nei confronti dei chioggiotti Gianni Tolomei e Walter Ferro per l’omicidio del moldavo Vitalie Homencu . Si apprestano a chiederne il rinvio a giudizio oltre che per omicidio, per rapina, occultamento di cadavere e per detenzione e porto d’arma. L’inchiesta sulla morte del giovane moldavo, attirato a Venezia proprio da Tolomei per un affare che riguardava l’acquisto di una Mercedes. L’ultimo atto dell’inchiesta è stato l’incidente probatorio davanti al giudice di Ferro: durante l’interrogatorio il complice di Tolomei avrebbe confermato tutte le accuse.

Contro Tolomei, comunque, non ci sono solo le dichiarazioni dei complice. C'è innanzitutto la perizia balistica che lo inchioda: la pistola sequestrata in macchina al figlio, che più di un testimone sostiene che ad usarla era sempre il padre, è sicuramente quella con cui è stato ucciso il giovane moldavo. I due pm veneziani, inoltre, sono volati in Moldavia per ascoltare un testimone, il quale avrebbe riferito di essere stato a Chioggia nei giorni dell'omicidio e di aver visto Tolomei e gli altri preparare la fossa dove poi è stato trovato il cadavere di Homencu. Il corpo del moldavo era stato ritrovato il 25 settembre dello scorso anno sepolto in un campo a Sant'Anna. Ad indicare dove cercare e scavare era stato Ferro, il quale aveva riferito di essere stato presente quando Tolomei gli aveva sparato per derubarlo dei 10 mila euro che aveva con sè. Prima ancora di avere la conferma che si trattava del cadavere di Homencu dall'esame del dna era stata la sorella, che vive a Vicenza e che aveva presentato la denuncia di scomparsa pochi giorni dopo il 7 gennaio di due anni fa, ad aiutare gli inquirenti a dare un nome e un volto al cadavere. La banda avrebbe scavato un'altra fossa e stava attirando un altro straniero per proporre un affare simile anche a lui. Un progetto poi non andata a buon fine, ma la fossa è rimasta e gli inquirenti l'avrebbero individuata. Quest’ultima circostanza e altri fatti, comunque, sono rimasti fuori dagli atti depositati nei giorni scorsi perché gli accertamenti proseguiranno.

Giorgio Cecchetti

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