De Martino jr: «È un complotto Resto capolista, sono pulito»
Lido: Antonio si difende nella sua agenzia immobiliare con il candidato De Stefano, che lo appoggia «Le accuse contro mio padre Saverio basate su bugie e io non ho mai avuto soldi dalla ’ndrangheta»

È un complotto per distruggere la famiglia De Martino, visto che il padre Saverio e il figlio Antonio sono arrivati al Lido proprio «per stare lontano da quella gente di m...». Conferenza stampa, ieri, di Antonio De Martino, l’imprenditore di origini calabresi trapiantato al Lido da 20 anni e il cui padre è stato arrestato la settimana scorsa per associazione di stampo mafioso dalla Direzione distrettuale di Catanzaro.
Le accuse sono pesanti, supportate da numerose intercettazioni, dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia e dagli accertamenti del Gico della Guardia di finanza: aver avviato le iniziative imprenditoriali nell’isola (agenzia immobiliare, più ditte nel settore edilizio, gestione delle spiagge dell’ex Ciga e ristorante la Pagoda) grazie anche ai finanziamenti del boss della cosca di Lamezia Terme Vincenzino Iannazzo; averlo ospitato al Lido quando aveva bisogno di allontanarsi dalla Calabria; averlo sostenuto quando aveva dovuto rifugiarsi in Irlanda per evitare un provvedimento di sorveglianza speciale.
Antonio De Martino parla - prima tira fuori le 822 pagine dell’ordinanza cautelare del padre - stando dietro alla sua scrivania nell’agenzia immobiliare del Gran Viale circondato da due amici, in lista con lui per la Municipalità, dal candidato presidente di «Venezia Popolare» di cui lui è capolista Teodoro De Stefano, e un suo fido collaboratore, ex finanziere ora in pensione. «Non si può arrestare una persona buona come mio padre», attacca, «è una vittima, altro che mafioso. Nel 1995 ha subìto un agguato, poi siamo venuti via dalla Calabria. Non si può arrestare uno soltanto perché conosce un sospettato di mafia, perché lo saluta, come gli viene contestato. Le accuse sono basate su bugie».
Ma ci sono particolari che riguardano anche lui, così precisa: «Mi batterò per dimostrare che non ho mai avuto finanziamenti dalla ’ndrangheta, si tratta di una calunnia. Ho le carte per dimostrarlo, io ho ricevuto mutui e fidi dalle banche, così ho cominciato, altro che soldi da Iannazzo».
Per l’imprenditore lidense si tratta del secondo attacco alla sua famiglia: «il primo è stato nel 1995, quando hanno sparato a mio padre, adesso è arrivato quello da parte dello Stato».
Infine, spiega che è sceso in politica «per dare una mano ai cittadini del Lido, per aiutare i più deboli». E proprio per questo, nonostante il rischio di perdere voti di cui è cosciente, non si ritira. «Resto capolista, io sono persona pulita», ribadisce, «non sarà facile, ma le persone che ho intorno mi daranno una mano anche politicamente. Io vado avanti perché la coscienza me lo impone».
Accanto a lui il candidato presidente di Municipalità De Stefano annuisce e afferma: «Sono da sempre un garantista e sono pienamente d’accordo con De Martino».
Giorgio Cecchetti
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