Morì dopo l’operazione due chirurghi a giudizio
L’intervento all’ospedale di Mirano nel 2011, a processo anche il primario Da Pian Un altro medico del reparto ha patteggiato otto mesi. Il paziente aveva 80 anni

MIRANO. Due chirurghi dell’ospedale di Mirano rinviati a giudizio per omicidio colposo per la morte di un paziente, mentre un loro collega ha già patteggiato 8 mesi di pena.
Questa la decisione assunta ieri dal giudice per le udienze preliminari Andrea Comez, chiamato a decidere sulla posizione dei tre medici finiti sotto inchiesta per la morte - nel giugno del 2011 - del signor Giovanni Artusi, classe 1931, residente con la famiglia a Fiesso d’Artico. Il giudice ha accolto l’accordo raggiunto tra il pm Walter Ignazitto e la difesa del dottor Max Dei Negri per un patteggiamento a 8 mesi di pena, mentre il primario dell’Unità operativa chirurgica Pierpaolo Da Pian e il collega Gianfranco Picchi dovranno presentarsi davanti ai giudici del Tribunale il 22 settembre, per difendersi dall’accusa di aver cagionato per negligenza la morte del loro paziente: accusa, naturalmente, respinta dai due medici, che hanno deciso di non scegliere riti alternativi (che garantiscono uno sconto di pena in caso di condanna), ma di andare a difendersi in aula.
Il signor Artusi - come ricostruisce l’avvocato Mario Sannevico, che rappresenta la famiglia, che si è costituita parte civile - si era rivolto all'ospedale di Mirano perché claudicante a causa di forti dolori, per un problema al femore. I medici avevano indicato come terapia un intervento di “rivascolarizzazione per la sostituzione iliaco femorale”: un’operazione per sostituire una parte dei vasi sanguigni per irrorare meglio il femore. L'intervento è stato effettuato il 1 aprile 2014 e l’uomo era subito stato trasportato in terapia intensiva: non si è più ripreso ed è morto due mesi dopo.
Secondo il capo di imputazione è accaduto che i medici abbiamo fatto una serie di errori sia in fase pre operatoria (non valutando adeguatamente il quadro clinico del quale soffriva l'uomo, che avrebbe evidenziato il rischio di complicanze che poi ci sono effettivamente state) sia durante l'intervento, quando avrebbero «proceduto alla legatura di due arterie impedendo l'irrogazione dell'arteria ipogastrica e provocando un infarto intestinale».
Da definire, in sede di processo le singole posizioni e, naturalmente, se vi sia o no colpa medica nella morte del signor Artusi.
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