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Taglio dei pini, il caso in Consiglio

Il professor Bona: «Eppure c’erano le soluzioni per salvarli»

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JESOLO. Taglio dei pini in via Pindemonte, stasera il punto sarà all’ordine del giorno in Consiglio comunale. Atteso un presidio pacifico del comitato spontaneo che ha raccolto 1500 firme contro questo taglio giudicato una vera esecuzione nel cuore del lido. Claudio Corazza e tutti quanti hanno promosso la protesta, senza risultati se non ritardare i lavori, saranno stasera nel palazzo comunale. Tra le altre cose hanno chiesto l’intervento di un docente della facoltà di Agraria, il professor Stefano Bona, esperto in materia, e vorrebbero potesse intervenire come relatore. La richiesta è stata formulata al presidente del Consiglio comunale, Alberto Carli.

«Qualche decina di anni fa», spiega il professor Bona, originario di Jesolo, «quando mi recavo in via Pindemonte a prendere la corriera per raggiungere San Donà, dove studiavo, i pini c’erano. C’erano come c’ero io. Adesso di fronte alla fermata io ci posso andare ma loro non ci sono più. D’accordo, la protezione di questi pini non può essere solo una questione romantica, ma conta molto la percezione delle persone riguardo al verde urbano. E si può quantificare in termini monetari. Chissà quanti, nella giunta che ha approvato il taglio, hanno letto la review di Mullaney, prima di mandare fuori le motoseghe. Certo, non è obbligatorio consultarla, ma sarebbe stato utile che qualcuno l’avesse fatto. Si possono capire molte cose. Magari sapere che basta che le radici ricevano acqua e aria a sufficienza per non andarsene verso l’alto. Con un asfalto drenante, ad esempio. Inoltre si possono quantificare i costi e i benefici sociali di un albero in ambiente urbano. Le soluzioni per confinare le radici ci sono, in fondo anche a Babilonia sapevano come fare. Senza andare così indietro chiediamoci come mai quei pini che sono in mezzo all’autostrada A4 all’altezza di Padova non vengono tagliati. Hanno le radici anche loro. Eppure sono lì». (g.ca.)

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