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Schiacciato dalla lastra eredi risarciti dopo 9 anni

San Michele. Nell’incidente sul lavoro morì Lino Anastasia, operaio di 56 anni Ottenuto l’indennizzo in sede civile. Il figlio: «Così è tutelata l’immagine di papà»

di Rosario Padovano
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SAN MICHELE. Morì sul lavoro schiacciato da una lastra di metallo alla Metainvest Trametal nella zona industriale dell’Aussa Corno, a San Giorgio di Nogaro (Udine), nel maggio del 2006. Quasi nove anni dopo, la vicenda drammatica di Lino Anastasia, operaio all’epoca 56enne residente in via Bassa a San Michele, ha concluso il suo iter giudiziario. La causa penale non ha ravvisato responsabilità. Quella civile, invece, ha riconosciuto un risarcimento (si parla da indiscrezioni di alcune centinaia di migliaia di euro) da corrispondere alla moglie e agli eredi, da parte dell’azienda. Lo ha stabilito il tribunale di Udine. Tante però sono le incongruenze, sarà quindi impossibile, per mancanza di testimoni, ricostruire la vicenda. «Ci interessava», ha riferito ieri pomeriggio il figlio di Lino, William Anastasia, «tutelare l’immagine di nostro padre. Si può immaginare però la nostra condizione dal punto di vista morale».

Assistiti dalla società specializzata Giesse di Portogruaro, i familiari hanno comunque ottenuto il riconoscimento dei loro diritti, dopo diversi anni di estenuante battaglia giudiziaria. Alle indagini sulla morte dell’uomo collaborarono per mesi la Procura di Udine, i carabinieri della compagnia di Latisana e lo Spisal della locale azienda sanitaria. Secondo le testimonianze di alcuni colleghi, alle 22.30 del 2 maggio 2006, Anastasia, che si trovava da solo nel reparto, stava manovrando un carroponte dotato di gru per spostare alcune lastre in lamiera. Il responsabile del turno gli aveva dato il compito di spostarne alcune appositamente contrassegnate, per poi caricarle su un vagone ferroviario che i colleghi erano andati a prendere. Poco dopo si sentì l’eco di un tonfo delle lamiere per terra. Solo al rientro dei colleghi in reparto ci si accorse della disgrazia. Il corpo di Anastasia era schiacciato da una lastra del peso di 8 quintali. Sotto la lastra vennero trovati l’elmetto giallo e un radiocomando in dote al gruista. Le due chiavi al contempo necessarie per l’attivazione del telecomando vennero ritrovate in momenti diversi, così come lo stesso carroponte, spostato rispetto alla posizione dell’incidente.

Non essendo stata in grado di fornire la prova liberatoria circa la propria responsabilità, la Metinvest Trametal, attraverso la compagnia assicurativa Unipol, è stata condannata in sede civile a risarcire integralmente i familiari per “non aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno”. «Giustizia è stata fatta, la responsabilità civile dell’azienda è stata riconosciuta», ha sottolineato Bruno Marusso, responsabile dell’ufficio Giesse di Portogruaro, «Resta però l’amarezza per non aver capito cosa è accaduto quella drammatica notte».

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