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Pista ciclabile, il progetto nel cassetto

Giampaolo Mar e Franco Pianon: «Il Comune ha dimenticato la nostra proposta». Sottopasso ed energia ricavata dal sole

di Alberto Vitucci
1 minuto di lettura

VENEZIA. Un progetto di pista ciclabile rimasto nel cassetto. Eppure era stato presentato in pompa magna in Comune con sindaco, assessori, Soprintendenza. Ma il Comune ha scelto di farselo «in casa», provocando le proteste dei ciclisti. Perché sulla pista ciclabile non si arriva da Mestre in bici. Bisogna attraversare la strada o prendere il tram. Adesso i progettisti - l’architetto Giampaolo Mar e l’ingegnere Franco Pianon - hanno deciso di tirare fuori gli elaborati del progetto di massima donati al Comune e di presentarli ai commissari.

«Il motivo? Che quel progetto prevedeva di realizzare la pista a sbalzo, a lato del ponte della Libertà», ricorda Mar, autore tra l’altro del progetto della nuova Stazione Marittima e dell’aeroporto Marco Polo, «e di dotarla di pannelli fotovoltaici trasparenti che avrebbero raccolto energìa in quantità sufficiente per illuminare l’intero ponte della Libertà, piazzale Roma e il parco di San Giuliano».

Non basta, perché la ciclabile, il cui progetto venne avviato nel 2003 dal Collegio degli ingegneri veneziani, prevedeva anche il passaggio dal lato sud al cavalcavia di San Giuliano attraverso un sottopasso protetto che avrebbe sfruttato le arcate in mattoni del ponte, costruito dal Fascismo negli anni Trenta. La posizione della pista, leggermente ribassata rispetto alla sede stradale, consente anche di “riparare” i ciclisti dai venti dominanti di bora. «Ma soprattutto», precisa Pianon, «si trattava di una vera pista, larga 5 metri e realizzata con materiali leggerissimi, fibre di carbonio. Che potrebbe funzionare anche come via di fuga nel caso di incidenti o blocchi del ponte». Il parere al progetto era stato inizialmente positivo da parte della Soprintendenza. Che poi aveva avanzato dubbi di carattere paesaggistico. «Ma le strutture non si vedono, sono in corrispondenza dei piloni», dice Mar, «e in cambio avremmo avuto una vera pista ciclopedonale per poter raggiungere Venezia in bicicletta dal parco di San Giuliano». Il costo iniziale, circa 20 milioni di euro, era stato poi dimezzato. Circa dieci milioni, forse ancora “trattabili” per il concorso degli sponsor. Un investimento ammortizzabile anche per l’utilizzo dell’energìa solare. «Ma in modo inspiegabile», dicono Mar e Pianon, «nessuno dal Comune ci ha più contattati. Eppure il progetto lo avevano richiesto loro, e non costa nulla. Così si sprecano energìe. Per avere, alla fine, una pista ciclabile piccola e incompleta. Una grande occasione sprecata».

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