Addio allo studioso Gigio Zanon scrittore e difensore della laguna
Se n’è andato a 74 anni. Aveva fondato il comitato per la regata di San Giovanni e Paolo, pubblicato volumi sulla gondola, le Galee e l’Arsenale. Il figlio Marco: «Ci ha insegnato ad amare la nostra città»

Uno dei suoi ultimi articoli era comparso sul suo blog, nell’agosto scorso. Una denuncia dal titolo «Salviamo Venezia». Contro lo scavo del nuovo canale Contorta («Ma si chiama Caotorta, i contorti sono loro») in laguna, in ricordo dei grandi danni provocati dal canale dei Petroli. Luigi Zanon «Gigio» è morto nella sua casa di Caldiero, in provincia di Verona, all’età di 74 anni. Lì si era trasferito qualche anno fa perché la sua malattia non gli consentiva più di vivere nella sua amata Venezia, tra scale, ponti e barriere architettoniche.
Gigio era un grande studioso di laguna e di tradizioni veneziane. Un appassionato e spesso polemico e sanguigno difensore della venezianità e della storia della Serenissima, conoscitore di canali, correnti e di ogni angolo di laguna.
Per anni ristoratore e titolare della famosa trattoria «Aquila Negra», dietro campo San Bartolomeo. Fondatore con altri vecchi campioni del remo come Luigi Seno detto «Bota» del comitato della regata dei Santi Giovanni e Paolo, con premi e disnar, la cena della vigilia, dedicato ai giovanissimi campioni. Una passione che aveva nel sangue, quella della voga. Seguiva le regate con rara passione e competenza, aveva avviato il suo figlio più giovane, Marco, gondoliere, all’attività agonistica presto abbandonata per problemi fisici.
Zanon si era ritagliato negli ultimi anni uno spazio di ricerca, pubblicando per l’Editrice Universitaria libri dedicati all’Arsenale (l’«Arzanà dei viniziani», storia e curiosità del monumento più grande di Venezia), all’«Arte di far gondole», manuale fatto in casa con tutte le istruzioni per la costruzione dell’imbarcazione più famosa del mondo.
E poi la «Galea veneziana», condensato del sapere accumulato in anni di esperienza da un vero uomo di mare. Indipendentista della prima ora, leone di San marco sempre esposto in ristorante, «Gigio» aveva anche avuto un passato da uomo di destra.
Ma più dell’ideologìa lo affascinava il rispetto della tradizione e la lotta contro la corruzione. Nel 2005 aveva partecipato con entusiasmo anche al processo pubblico organizzato dal suo amico editore Albert Gardin contro Napoleone, colpevole ai suoi occhi di aver espoliato la Serenissima e il suo patrimonio d’arte, di chiese e di conventi. Scriveva, stampava libri opuscoli e volantini. Ma soprattutto discuteva, testimoniava, partecipava. Un veneziano di rango, sempre in prima fila nel difendere la sua città.
Tanti i messaggi giunti in queste ore ai figli Marco, Silvio e Elena. «Ci ha insegnato tante cose», lo piange Marco, «prima di tutto ad amare la nostra meravigliosa città».
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