La Ramm chiude, tutti a casa
L’azienda del gruppo Rossato accusata di infiltrazioni mafiose ed esclusa dagli appalti pubblici
di Alessandro Abbadir
PIANIGA. Il triste epilogo di una storia di mafia nelle terre dell’imprenditoria galoppante del nordest. Chiude la Ramm Srl di Sandro Rossato, arrestato lo scorso luglio per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti assieme ai boss della ’ndrangheta, cioè la mafia calabrese. A rimetterci però saranno 23 operai dell’azienda di via Marinoni a Pianiga che dal 13 febbraio scorso, si trovano di fronte alla presentazione di un concordato preventivo da parte dell’azienda, di fatto il fallimento.
Gli operai molti del posto, del miranese e anche del meridione d’Italia rischiano addirittura di vedersi dissolvere il diritto alla mobilità retribuita per un inghippo burocratico. La situazione della Ramm è precipitata quando il prefetto di Venezia, dopo aver recepito le indagini delle Procure, ha escluso la Ramm dagli appalti pubblici revocando anche quelli che gli erano già stati assegnati. Nel giro di pochi mesi l’attività ha accumulato un buco di quasi 4 milioni di euro.
Ma per capire come si è arrivati a questo bisogna fare diversi passi indietro. Il titolare dell’azienda, Sandro Rossato è tuttora agli arresti domiciliari e non è la prima volta che finiva dietro le sbarre. Nel 2006 Rossato era già stato arrestato per traffico di traversine delle linee ferroviarieche raccoglieva come rifiuti speciali e non tossici e trasformava in legno truciolato da mettere in commercio per fare mobili.
È stato poi arrestato una prima volta, scarcerato e poi riarrestato nel luglio scorso per ordine del tribunale di Reggio Calabria in seguito a una lunga indagine della Direzione distrettuale antimafia. Rossato è stato accusato di nuovo di aver costituito società con i boss per vincere gli appalti. È stato arrestato nella sua abitazione a Padova. Al centro dell’indagine la cosca Alampi di Reggio Calabria. Gli Alampi, federati con il gruppo dei Libri, rappresentano da sempre una cosca “imprenditrice”, con forti interessi economici in tutta Italia e all'estero, nel settore dei rifiuti. Il capo dell’organizzazione Matteo Alampi è stato arrestato in Francia. Risvolti clamorosi c’erano stati quando si era scoperto che due aziende pubbliche del settore rifiuti, tra cui la Veritas, avevano dato alla Ramm appalti pur dopo i blitz antimafia.
Ora a rimetterci saranno gli incolpevoli operai dell’azienda. «Le note vicende giudiziarie», spiega Nicola Toffolo per la Cisl e Dario Chinellato per le Rsu, «hanno avuto effetti devastanti sul destino dei lavoratori e delle loro famiglie. La società conta oggi 22 dipendenti tra operai e impiegati e a seguito dei provvedimenti interdittivi della Prefettura si è vista revocare tutti gli appalti affidati da importanti aziende del settore. Oggi l’attività è ridotta del 90%. Lavorano una manciata di persone ed è stata avviata il 3 febbraio una procedura di mobilità per il licenziamento di 18 lavoratori su 22 totali. Come sindacato abbiamo appreso che la società, oggi è di proprietà al 50% di Niccolò Rossato e di Enrico Rossato, (figli rispettivamente di Sandro e di suo fratello Gianni) e amministrata da Francesco Busato. Busato a causa della mancanza di commesse ha deciso di depositare il 13 febbraio la domanda di concordato preventivo al Tribunale di Venezia. Ciò determina l’impossibilità per l’amministratore di sottoscrivere l’accordo sindacale per la collocazione in mobilità dei lavoratori in esubero poiché non ha potere di firma e manca l’avallo del giudice delegato. Il risultato è che 22 lavoratori continuano a vivere nell’incertezza. Qualcuno di loro ha perso o rischia di perdere opportunità di lavoro perché Ramm non procede con gli inevitabili licenziamenti: alcuni stanno aspettando lo stipendio di gennaio, quelli che hanno cessato il rapporto di lavoro nei mesi scorsi, non hanno ancora percepito il Tfr».
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