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Consiglio comunale aperto sul futuro dell’ospedale

Chioggia. Accolto l’ordine del giorno dei consiglieri dissidenti Tiozzo e Zanni «Nessuno ci può espellere dal gruppo consiliare, non è nel regolamento»

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CHIOGGIA. A breve un consiglio comunale aperto sulla sanità. Così ha deciso la maggioranza del consiglio nell’ultima seduta votando l’ordine del giorno presentato dai due consiglieri Pd “dissidenti”, Romina Tiozzo e Domenico Zanni, che chiedono una discussione pubblica per fugare qualsiasi dubbio su eventuali ridimensionamenti del nosocomio di Chioggia. All’assemblea parteciperanno il direttore generale dell’Asl 14, Giuseppe Dal Ben, gli ospedalieri, i sindacati e le associazioni di matrice sociosanitaria.

L’ordine del giorno è passato con i voti del centrodestra, ma ovviamente non quelli del Pd che ha dichiarato guerra ai due consiglieri.

L’ordine del giorno nasce sulla scia di alcune dichiarazioni di esponenti regionali su un piano di ridimensionamento della rete ospedaliera che coinvolgerebbe tra gli altri anche Chioggia. In realtà sarebbe folle pensare che la Regione, dopo aver investito nell’ospedale clodiense 22 milioni di euro, decidesse di chiuderlo o depotenziarlo, ma sulla sanità l’attenzione della città è sempre alta e in un consiglio aperto si spera di chiarire una volta per tutte quale futuro attendersi in campo assistenziale.

«Il Pd ha commesso l’ennesimo errore non sostenendo il nostro ordine del giorno», spiegano la Tiozzo e Zanni, «la sanità è argomento trasversale e non terreno di ripicche. L’ordine del giorno è passato con i voti di tutti gli altri schieramenti e questo è significativo. In un consiglio aperto avremo modo di chiarire cosa succederà al nostro ospedale».

In realtà nel nuovo piano sociosanitario si parla di accorpamento delle aziende sanitarie, a livello provinciale, ma non di chiusure di ospedali.

Zanni e la Tiozzo ritornano a polemizzare con i vertici del Pd e negano che il gruppo consiliare possa “estromettere” qualche consigliere. «Nel regolamento comunale», precisano, «non è contemplata l’espulsione dai gruppi consiliari. Tra i motivi della nostra “cacciata” si continua a citare la mancata sottoscrizione della mozione di sfiducia per il sindaco che è stata un autogol per il partito. È stata inutile perché non c’erano i numeri, strumentale perché serviva solo come resa dei conti all’interno del Pd e politicamente sbagliata perché è servita solo a rafforzare il sindaco», concludono i due consiglieri, ne è uscito un Pd isolato in calle Padovani, mentre Renzi apre al mondo. Se poi è mancato il numero legale per discutere del riassetto delle commissioni, come voleva il Pd, la colpa non è mica nostra, visto che erano assenti anche due consiglieri del Pd».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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