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«Un’azienda in mano alla ’ndrangheta»

Caorle, pesante attacco di Legambiente. La replica di Faecase: «Sempre agito nella legalità». Casella: «Accuse infamanti»

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CAORLE. La denucia di Legambiente: «Ha sede a Caorle la Faecase Srl, società che venne scelta dal clan ‘ndranghetista Emiliano/Cutrese come capofila per un affare importante: il cosiddetto “Piano Cutro”, cioè la costruzione di un parco eolico nella campagna cutrese realizzato grazie ai finanziamenti dell’Unione europea». Secondo Legambiente questo emerge dall’informativa dei carabinieri in relazione all’inchiesta della Procura bolognese contro la cosca Grande Aracri attiva tra Cutro e Reggio Emilia. Nel novembre 2011 Raffaele Oppido, di Crotone ma residente in provincia di Verona, diviene amministratore della società. Nel luglio dello stesso anno – secondo quanto scrivono i carabinieri nella loro relazione – Antonio Gualtieri viene incaricato dal clan di Nicolino Grande Aracri di occuparsi del «Piano Cutro».

«Per la presentazione del progetto viene individuata quale capofila, la società Faecase srl di Caorle sul cui capitale sociale subentrerà il cutrese Raffaele Oppido – si legge nell’informativa dell’Arma - ciò perché la Faecase è un’azienda sana il cui amministratore è il veneto Giovanni Niero e perché lo stesso Nicolino Grande Aracri sembra avere in maniera indiretta la titolarità di alcuni beni immobili della stessa società».

Legambiente va oltre e sostiene che «La Faecase ha sede a Caorle allo stesso indirizzo di Claudio Casella (che nell’inchiesta emiliana non emerge in alcun modo), primo amministratore della Faecase e attuale titolare della Caorle Investimenti srl, società promotrice del contestato progetto del «Villaggio delle Terme».

Dura la risposta di Claudio Casella: «Ogni qualvolta che sto trattando di lavoro, Legambiente mi attacca. Attacchi strumentali e pilotati. Del resto le querele che ho già presentato nei confronti dell’associazione sono note. Stanno alzando il tiro con accuse pesanti e infamanti. A riguardo ricordo a tutti e a questi paladini che vogliono fare gli eroi dell’antimafia che la società io l’ho venduta nel 2010. E bastava fare una normale visura camerale per accertare che la società non ha sede dove abito io», conclude Casella.

Interviene anche la Faè Case: «Tutto falso e infondato. La società e il suo amministratore contestano il contenuto di quanto affermato, siccome falso e infondato», scrive. «Nell’inchiesta per cui è menzionata, la Faè Case e Raffaele Oppido sono stati ritenuti totalmente estranei rispetto alle accuse contestate agli indagati, tant’è che alcun provvedimento cautelare - di carattere penale e/o amministrativo - è stato adottato nei loro confronti. L’impresa e il suo legale rappresentante hanno sempre operato con trasparenza e in legalità, nel rispetto delle leggi, senza illecite collusioni di sorta con gli arrestati». (c.m.)

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