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Lutto in polizia: addio a Gigi Russo, il poliziotto “sociale”

L’ispettore, per trent’anni a Marghera, in pensione dal 2002, è morto dopo una lunga malattia. Sabato i funerali

di Mitia Chiarin
2 minuti di lettura

MARGHERA. Se ne è andato ieri a 73 anni, in un letto dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Accanto a lui la moglie e la figlia e cari amici e colleghi. «Ottimista, fino all’ultimo», racconta Diego Brentani, segretario del Siulp di Venezia, il sindacato di polizia di cui, Luigi Russo, per tutti Gigi, era stato uno dei fondatori. «Era un poliziotto d’altri tempi e commuove e non ha precedenti la stima e il riconoscimento che da tutta Italia stanno arrivano nei suoi confronti, a dimostrazione della sua straordinaria personalità di uomo e di sbirro. Il suo ottimismo lo ha reso unico in ogni circostanza anche quando, provato dalla sventura, gli ha fatto dire che, dopo anni di volontariato, era un disabile anche lui».

Poliziotto galantuomo, un sorriso buono e una vera intelligenza investigativa mescolati alla capacità di dialogare, con tutti. Russo ha percorso la storia di Mestre e Marghera per trent’anni. Prima di andare in pensione nel 2002, dopo aver compiuto i 60 anni, il massimo d’età per un poliziotto, l’ispettore Gigi Russo aveva trascorso trent’anni al commissariato di via Cosenz. Un poliziotto “sociale” che ha contribuito a rendere moderna e democratica la polizia, dal di dentro. Un poliziotto che conosceva per nome tanti operai di Marghera. Un poliziotto che ha visto il grande quartiere operaio trasformarsi e che aveva la sua casa nel popolare quartiere Cita.

C’era Russo negli anni bui e difficili del terrorismo. C’era lui nel novembre 1973 quando cadde l’aereo dei servizi segreti, Argo 16. C’era Gigi negli anni difficili delle crisi industriali, dello spaccio senza quartieri. Un poliziotto astuto e onesto: si racconta che per evitare guai ad un collega che si era lasciato scappare un arrestato, si mise alla caccia del fuggiasco, lo individuò, e lo consegnò al collega, a casa, per lasciargli l’onore di riportarlo in commissariato. Un poliziotto “sociale”, perché alla lotta alla criminalità alternava l’impegno nel volontariato. Dal 1990 era il presidente dell’Asdive, associazione sportiva disabili Venezia che ha vinto campionati nazionali e internazionali con le squadre di Palla Rotante per non vedenti (Goalball e Torball) e con il calcio a cinque per ipovedenti. Russo, dicono dalla associazione, «ha fatto del volontariato la sua bandiera, e ha difeso sempre strenuamente l’indipendenza dell’associazione da qualsiasi colorazione politica. Da persona al servizio dei disabili, Russo si era ritrovato suo malgrado a vivere personalmente negli ultimi anni una condizione invalidante causa il suo stato di salute», spiegano, «ma non ha mai smesso di seguire in prima persona la sua creatura».

Dopo la pensione era diventato anche presidente della Securvigilar, società di vigilanza. Che lo ricorda così: «Una persona il cui senso del dovere ha sempre avuto la precedenza senza per questo tralasciare mai le attenzioni verso i propri cari». Russo «è stato un esempio per tutti coloro che ha incontrato sulla propria strada». Mauro Armelao (Ugl) racconta: «Quando sono entrato in polizia nel 1990 il primo poliziotto con cui ho parlato è stato lui. Se ne va una memoria storica, un pezzo della storia della polizia. Un poliziotto dal cuore grande». Luigi Russo lascia la moglie Elena, la figlia Tiziana, e le adorate nipotine, Martina e Chiara. Domani, venerdì 13 febbraio all’obitorio dell’Angelo sarà allestita la camera ardente per quanti volessero portare l’ultimo saluto. I funerali saranno celebrati sabato, 14 febbraio, alle 9, nella chiesa di San Michele Arcangelo, in via Fratelli Bandiera, a Marghera. Gli uomini della Questura saranno presenti in alta uniforme.

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