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«Forse il peggio è passato ma la ripresa sarà lenta»

«Il peggio della crisi potrebbe essere passato – sostiene Paolo Zabeo, responsabile dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre –, ma per il 2015 possiamo aspettarci soltanto una transizione, con una...

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(ansa)

«Il peggio della crisi potrebbe essere passato – sostiene Paolo Zabeo, responsabile dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre –, ma per il 2015 possiamo aspettarci soltanto una transizione, con una ripresa in alcuni settori ma ancora limitata e a macchia di leopardo». «Soltanto nel 2016 e se ci sarà l’agognata ripresa dei consumi – aggiunge Zabeo – potremo dire che si sta rimettendo in moto la nostra economica, anche se ci vorrà un bel po’ per recuperare quello che è stato perso dal 2008 ad oggi, in termini di fatturato e ricavi, produzione e posti di lavoro. In questo ambito è pesantissimo il bilancio nell’artigianato che ha perso un gran numero di aziende».

Del resto gli ultimi dati dell’agenzia Veneto Lavoro – aggiornati a novembre 2014 – confermano un andamento «stabilmente negativo» del numero di procedure di crisi aziendali in Veneto. Se guardiamo, però, ai dati veneziani relativi al periodo gennaio-novembre 2014 – forniti dalla rete dei Centri per l’Impiego – si nota che dopo aver «toccato il fondo» della crisi cominciata nel 2008, si comincia a vedere una evidente riduzione del numero delle crisi aziendali avviate e delle ore di cassa integrazione. Una tendenza che se fosse confermata nei prossimi mesi potrebbe finalmente indicare una inversione di rotta della crisi cominciata nel 2008».

Come ci insegnano gli economisti – segnala a sua volta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – siamo scivolati nella spirale della deflazione: un male che si è diffuso in tutta Europa, soprattutto nei Paesi che hanno adottato l’euro. La recessione economica e le politiche di rigore e di austerità praticate in questi ultimi anni hanno spinto la disoccupazione su livelli inaspettati e molto preoccupanti, mentre le sacche di povertà e il clima di sfiducia si sono diffuse a dismisura». «Non ci resta che sperare – aggiune Bortolussi – che con l’avvio del Quantitative Easing, ovvero la possibilità da parte della Banca centrale europea di acquistare i titoli di Stato di ciascun Paese dell’area dell’euro, la deflazione finisca e l’inflazione riprenda a crescere attestandosi attorno al 2%, trascinando così all’insù i consumi, gli investimenti e soprattutto gli occupati nei vari settori».

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