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La rabbia dei lavoratori sfila in città

Oltre cinquecento persone alla manifestazione tra calli e ponti. Incontro in Prefettura, ora c’è un filo di speranza

di Vera Mantengoli
2 minuti di lettura

La carica dei lavoratori che vogliono tenere accesa una speranza per lo sblocco dei contratti, ha sfilato ieri pomeriggio per le calli venezianie tenendo alzata una candela di fili di luce led. Il sindacato Cisl ha portato da tutto il Veneto i lavoratori pubblici e privati della pubblica amministrazione alla Prefettura per chiedere che lo Stato intervenga e rinnovi un settore che ha ogni giorno a che fare con i cittadini. Qui, il vice prefetto vicario Vito Cusumano ha promesso di mandare una nota al Governo.

Ieri alle 16 non tira più vento di scirocco e l’aria è gelida. Sfidando il freddo i lavoratori riempiono le scalinate della stazione, pronti per partire con la fiaccolata tutti insieme verso Campo San Maurizio, passando per il Ponte della Costituzione e Accademia. In mano tengono la candela colorata, trombe, coperchi di pentole, fischietti e la bandiera della Cisl. Sono vigili del fuoco, ufficiali giudiziari, polizia municipale, funzionari, impiegati, lavoratori dell’Aci e tanti altri che fanno parte della Funzione Pubblica. Tra loro anche una banda di musicisti del Conservatorio per ricordare che la musica è cultura.

Per la Questura sono in 500 abbondanti, per i lavoratori Cisl in tremila, ma comunque sono un fiume in piena che non passa inosservato. Tutti chiedono che venga sbloccato il contratto fermo per tutti da circa sei anni, ma quando iniziano a raccontare la loro situazione, emerge anche un lato invisibile della pubblica amministrazione: «La luce del contratto – dice Giuseppe Paone, funzionario della Corte d’Appello dove una ventina di persone ha scioperato – può arrivare solo tramite la protesta. Lavoriamo con personale ridotto con una scopertura del 40%. Tutto questo influisce anche sul cittadino perché ha ritardi continui nei servizi».

Cisl calcola che per colpa del blocco, ogni lavoratore ha perso da 3 a quasi 5 mila euro in busta paga e che la struttura delle amministrazioni sia rimasta all’Ottocento. «Lo Stato ci chiede di migliorare – spiega Stefano Da Re, segretario di Iuav, Ca’ Foscari e Atam da 31 anni – ma non si degna di guardarci in faccia». In mezzo ai lavoratori c’è anche la polizia municipale del Comune, sicura fino a dicembre, ma senza certezze per il futuro: «Ho studiato tantissimo per questo concorso – racconta Manuela Ferrara, 30 anni, da 7 al lavoro – e adesso il futuro è davvero incerto. Io e il mio ragazzo abbiamo comprato casa proprio perché finalmente avevamo un lavoro a tempo indeterminato e ora? Ci chiedono di fare gli stessi servizi di prima che prevedevano un guadagno maggiore, ma ci pagano a livello nazionale standard. Spero che questa fiaccolata possa portare a qualcosa».

Ieri mattina per lo sciopero la scuola elementare a Galta di Vigonovo e Toti di Musile sono rimaste chiuse in quanto i bidelli non si sono presentati. Massiccia partecipazione anche all’Unep del Ministero della Giustizia, alla Corte d’Appello e all’Ire di Venezia.

Negli enti pubblici hanno aderito 20 dipendenti della Provincia (il 4%), mentre nella scuola lo sciopero è stato basso. «La politica è partita per la tangente – ha detto con ironia e provocazione Massimo Grella, segretario Funzione Pubblica Venezia – manca la capacità manageriale dei dirigenti di organizzare la struttura pubblica». L’ultima speranza è affidata alla Prefettura: «Cusumano – ha detto la segretaria regionale Marì Pallaro – si è dimostrato comprensivo. Ha detto che i sindacati sono la sintesi tra Governo e lavoratori per i servizi che riguardano cittadini e che manderà una nota al Governo su questa questione e che si auspica che con le prossime riforme sulla pubblica amministrazione il contratto venga sbloccato».

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