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Iraniana uccisa, il pm chiede trent’anni

Il corpo della studentessa era stato portato con una valigia a Venezia: due fidanzati indiani accusati di omicidio

di Roberta De Rossi
2 minuti di lettura

Avevano attraversato il Nord Italia in treno, con in valigia il cadavere della giovane donna con la quale avevano diviso per mesi la casa a Milano: arrivati a Venezia, avevano preso il vaporino fino al Lido, attraversato l’isola sotto un diluvio torrenziale - trascinandosi appresso il macabro bagaglio - per poi gettare il corpo in un canale e tornare a Milano. In taxi.

Trent'anni di reclusione è la condanna chiesta ieri dal pubblico ministero di Milano Grazia Predella nei confronti della coppia di fidanzati indiani Rajeshewar Singh e Gagandeep Kaur, accusati di aver ucciso la studentessa e stilista iraniana Mahtab Ahadsavoji, 29 anni, di Teheran. Il corpo della giovane donna - in Italia per un corso all’Accademia di Brera - era riemerso nel canale di via Cipro, il 28 gennaio.

Nel corso dell'udienza del processo con rito abbreviato - che prevede, dunque, comunque lo sconto di un terzo sulla pena in caso di condanna, evitando così alla coppia l’ergastolo - si sono costituiti parte civile i genitori e il fratello della vittima.

Ad inchiodare i due fidanzati era stata l’indagine della Squadra mobile di Venezia e di Milano e le immagini riprese da una telecamera accesa su piazzale Santa Maria Elisabetta, che aveva immortalato il loro arrivo e - qualche tempo dopo - la loro ripartenza dall’isola. Una volta diffusa la notizia del ritrovamento del corpo, si era subito fatto avanti il taxista che aveva trasportato la coppia da Venezia a Milano, mettendo gli investigatori sulle loro tracce, mentre le impronte digitali davano un nome e una storia alla giovane donna uccisa. La coppia era stata così arrestata ed accusata di omicidio e occultamento di cadavere.

Nei primi interrogatori, i due fidanzati indiani avevano sostenuto che la ragazza di 30 anni - che si trovava in Italia per frequentare un corso all'Accademia di Brera e che viveva in un appartamento a Milano con loro - era morta per cause naturali. Ma l’autopsia aveva chiarito che la giovane era stata strangolata: il delitto, il 27 gennaio, il giorno prima del ritrovamento del cadavere. Il suo corpo, stando agli accertamenti, è «rimasto per circa 8-9 ore in posizione fetale»: il tempo che è servito secondo l'accusa ai due fidanzati per chiudere in una valigia il cadavere della loro coinquilina e portarlo prima a Lecco (con l’obiettivo di lasciarlo nel lago, non riuscendoci) e poi in treno a Venezia per gettarlo nella laguna e farlo sparire. Le prove portano tutte alla coppia, ma il movente dell’omicidio - forse una malata gelosia perché la donna voleva andarsene a vivere da sola - non è stato chiarito.

Grande appassionata di cinema, Mahtab Ahadsavoji era stata anche a Venezia per il Festival della Biennale ed era conosciuta nella comunità iraniana veneziana. Il gup Simone Luerti ha rinviato l'udienza al prossimo 11 dicembre.

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