«No a un’altra via del Gaggian»
Municipalità furiosa, petizione dei residenti. Il parroco: «Benzina sul fuoco»

La domanda che hanno in testa il presidente della Municipalità di Chirignago-Zelarino, Maurizio Enzo e i residenti di Trivignano è una sola: e se nell’ex scuola elementare andasse a finire come in via del Gaggian? E se il centro di accoglienza temporanea si trasformasse in un luogo di permanenza a tempo indeterminato? «Non possiamo rischiare di alimentare altre tensioni sociali, a me pare che in questa fase di accoglienza manchi un progetto, e se un progetto c’è io non l’ho ancora capito», dice il presidente Enzo, che proprio questa mattina incontrerà, con i colleghi delle altre cinque Municipalità, il commissario Vittorio Zappalorto, per un confronto programmato da tempo, ma nel corso del quale la questione dell’accoglienza dei profughi rischia di diventare il tema principale.
«Perché non possiamo permetterci un’altra via del Gaggian», dice Enzo, in riferimento alla strada laterale di via Castellana dove aveva sede l’ex sede della Croce rossa che ospitò nel 2011 i profughi in fuga galla guerra in Libia: dovevano fermarsi pochi mesi, non se ne sono più andati fino a che, finito il programma della Caritas, la casa è rimasta occupata, con condizioni sanitarie molto precarie e il finale sgombero della polizia, andato in scena alla fine di giugno. «Nessuno nega il dovere di accogliere i migranti in fuga dalla miseria», aggiunge Enzo, «ma quel che contesto è l’assenza di un progetto, e anche il metodo. Non può essere che la Municipalità venga a sapere dell’iniziativa dalla lettura dei giornali, mi sarei aspettato almeno un colpo di telefono da parte del prefetto. Anche perché l’ex scuola è totalmente inadatta a ospitare persone, è in pieno centro al paese, ma come si fa?». È la stessa domanda che si pongono i residenti che ieri mattina hanno promosso una petizione - i fogli sono stati distribuiti all’asilo e nei negozi del centro - per bloccare l’iniziativa. La promotrice è Debora Bartoloni: «Come è possibile prevedere un luogo di accoglienza nel cuore di un paesello di tremila abitanti? Siamo convinti che questo non sia il posto giusto, anche perché se è vero che vogliono allestire una tendopoli nel cortile non ci sono gli spazi adatti. Non è una situazione dignitosa per loro, e non è una situazione sicura per noi. Inutile negarlo, dal punto di vista di cittadini non ci sentiamo sicuri». La chiesa del paese dista un centinaio di metri dalla scuola che ospiterà i profughi.
Il parroco, don Claudio Gueraldi, scuote la testa: «Le persone sono preoccupate, non solo qui, ma anche a Olmo e a Martellago. Lo spirito di accoglienza cristiana non si mette in discussione, ma sono processi che vanno gestiti mentre in questo caso la decisione è stata calata dall’alto, è passata sulle teste della comunità, senza che nessuno potesse dire nulla. Hanno chiesto le chiavi della scuola, hanno fatto i sopralluoghi, e non hanno detto nulla a nessuno». In molti hanno bussato alla porta di don Claudio per capire se lui ne sapesse qualche cosa, se fosse preoccupato. «Lo sono come tutti quelli che abitano da queste parti, perché non siamo ingenui e sappiamo come finiscono queste cose.», dice, «con queste iniziative si rischia solo di buttare benzina sul fuoco, alimentare sentimenti paura e odio in un periodo difficile per tutti».
Francesco Furlan
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori