Naufragio, allarme inquinamento
Chioggia. Era carico di gasolio il motopesca Asia affondato mercoledì sera. Equipaggio tratto in salvo
di Diego Degan
CHIOGGIA. «Stiamo affondando. Venite presto». La chiamata di soccorso era arrivata alla sala operativa della capitaneria di porto di Chioggia, mercoledì sera, verso le 21.30. A lanciarla era stato il motopeschereccio Asia, della marineria di Porto Tolle, che si trovava in navigazione a circa sei miglia a sud di Punta Maistra. A bordo un equipaggio di sole due persone che stavano cercando, con ogni mezzo, di impedire l'affondamento del peschereccio.
Ma la pompa di sentina non riusciva a scaricare l'acqua abbastanza velocemente da stabilire, quanto meno, un equilibrio tra entrata e uscita e i due uomini a bordo erano troppo pochi per mettere in atto qualche provvedimento anche solo di tipo manuale, con qualche speranza di successo. Ogni minuto la situazione peggiorava e l'equipaggio era ricorso all'unica alternativa praticabile: la richiesta di aiuto a chiunque si trovasse nelle vicinanze. Dalla Capitaneria di Chioggia, appena captato il segnale di soccorso, è partita la motovedetta CP 826, la più potente di cui dispone il comando. Nel frattempo anche un altro peschereccio, il Nuncia, che si trovava in zona, si è diretto verso l'Asia, per prestare aiuto agli occupanti. Fatto curioso: il Nuncia, fino a tre mesi fa, faceva parte della marineria di Chioggia ed era comandato da Roberto Penzo detto Tanfa, ben conosciuto esponente della marineria chioggiotta. Ma, di recente, appunto, era stato ceduto ad un armatore di Porto Tolle. Ovviamente la cosa non fa alcuna differenza per la risposta alla chiamata di soccorso. Sta di fatto che il Nuncia, più vicino al luogo del naufragio, è arrivato per primo e ha caricato a bordo i due pescatori dell'Asia. Poco dopo è arrivata la motovedetta dalla Capitaneria il cui personale, assieme a tutti i pescatori sul posto, non ha potuto che assistere al lento affondare del motopesca. Verso le 23 l'Asia si era ormai posta sul fondale, sotto uno strato di 15 metri d'acqua. Ora il problema è la presenza, nel serbatoio di circa duemila litri di gasolio che rappresentano un rischio ecologico se dovesse esserci una fuoriuscita. La guardia costiera controlla costantemente la zona per segnalare eventuali perdite. All'armatore dell'Asia, come prevede la legge, è stato ingiunto di provvedere, a suo carico, al recupero del carburante.
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