In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Motoscafi della polizia con il motore più potente

Ma i tecnici intervenivano sulle centraline togliendo velocità prima di metterli in circolazione. Un’operazione che avrebbero potuto fare anche i taxisti

di Giorgio Cecchetti
1 minuto di lettura

Era noto che i motori per motoscafi acquistati presso l’azienda coreana Hyundai erano potenti il doppio di quello che la documentazione sosteneva e il pubblico ministerop Francesca Crupi che conduce le indagini sospetta che anche i tassisti veneziani che li hanno acquistato lo sapessero ma non sono intervenuti per porre rimedio, come invece hanno fatto i poliziotti della Questura, che aveva acquistato alcuni di quei motori. I motoristi della Polizia, prima di montarli sulle imbarcazioni, sono intervenuti sulle centraline e hanno modificato la potenza, diminuendola notevolmente visto che è passata da 184 kw a 74, quella prevista. Dunque, non soltanto era una circostanza nota, ma era facile intervenire per riportare la potenza sotto la soglia prevista dalla norma.

In questa indagini, per ora, ci sono tre indagati, si tratta dei titolari della ditta di Monopoli, in Puglia, che ha importato i motori dalla Corea, e il titolare della «Motordiesel snc» di Portogruaro Gian Paolo Zorzo che li ha acquistati e rivenduti agli acquirenti veneziani, sia i tassisti sia la Questura. Il reato contestato è quello di uso di un atto falso e sulla base di questo il pubblico ministero veneziano ha bloccato ben 39 taxi sequestrando altrettante centraline di motori senza le quali non si accendono. L’azienda coreana naturalmente non nasconde la potenza dei suoi motori e la dichiara apertamente, quando poi arrivano a Venezia, durante il viaggio, perdono ben 110 kw di potenza, almeno sulla carta. In acqua, invece, sono in grado di produrre una velocità doppia, spesso, di quella consentita. Per ora, Zorzo, difeso dall'avvocato Gianluca Liut, non ha parlato, ma non è escluso che nei prossimi giorni non voglia chiarire la sua posizione. Non è lui che importa quei motori coreani e non è lui a utilizzarli, ma il sospetto è che abbia avuto un ruolo nel truccare le carte per farli apparire molto meno potenti di quello che sono. Molti tassisti si sarebbero nascosti dietro quelle carte, affermando di non sapere la loro potenza reale se non ciò che c’è scritto sui documenti. Ma quello che è accaduto in Questura dimostra che, al di là delle carte, la potenza reale di quei motori era facilmente desumibile. Le indagini degli uomini della Capitaneria di Porto proseguono non solo per scoprire se vi sono altri taxi che utilizzano questo tipo di motori, ma anche sulle responsabilità di chi li monta nei mezzi.

I commenti dei lettori