L’INCHIESTA / Faccia a faccia in carcere tra Galan e magistrato L'ex governatore consegna al gip la sua memoria difensiva
Durante l’interrogatorio per rogatoria a Opera, dov’è rinchiuso, l’ex ministro e parlamentare Fi s'è avvalso della facoltà di non rispondere, affidando la sua difesa al voluminoso dossier presentato al giudice dai suoi legali

MILANO. È durato circa mezz'ora, da quanto si è saputo, l'interrogatorio di garanzia dell'ex governatore del Veneto, ex ministro e deputato di Forza Italia Giancarlo Galan, arrestato martedì nell'ambito dell'inchiesta dei magistrati di Venezia incentratra sulle tangenti per il Mose.
Il giudice per le indagini preliminari di Milano Cristina Di Censo, incaricata di svolgere l'interrogatorio per rogatoria, è entrata poco prima delle 12 nel carcere milanese di Opera, dove Galan è stato scortato martedì sera in ambulanza dopo le dimissioni dall’ospedale di Este per un ricovero finito anch’esso sotto la lente di ingrandimento dei magistrati, ed è uscita poco dopo le 12,30.
La breve durata del faccia a faccia tra Galan e il magistrato, il primo incontro dell'ex ministro con un giudice nell'ambito dell'inchiesta sul Mose, fa presumere che ci sia stato tempo soltanto per il deposito della corposa memoria difensiva preannunciata ieri dai legali della difesa.
A rappresentare e ad assistere il deputato di Forza Italia c'era l'avvocato Giuseppe Lombardino, in sostituzione del legale Antonio Franchini che difende l'ex ministro assieme a Niccolò Ghedini.
Galan si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale Giuseppe Lombardino, da quanto si è saputo, ha depositato al giudice però un memoriale corposo e scritto dallo stesso ex ministro.
In allegato al memoriale, da quanto si è appreso, è stata depositata anche una mole di documenti attraverso i quali Galan intende contestare tutte le accuse mosse dalla Procura di Venezia nei suoi confronti.
In 35 pagine di memoria difensiva, presentata al gip in sede di interrogatorio di garanzia, Galan ha cercato di smontare punto per punto le chiamate in correità fatte dall'ex segretaria Claudia Minutillo, dall'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati e dall'imprenditore-manager Piergiorgio Baita.
Galan ha spiegato i contrasti maturati negli anni con l'ex segretaria legati anche al fatto che - come ricorda l'avvocato Antonio Franchini - la Minutillo «aveva di fatto una gestione esclusiva della segreteria attraverso contatti di cui il presidente non era informato».
Nelle carte depositate, Galan farebbe riferimento anche a specifici episodi evidenziando la sua totale estraneità a qualsiasi vicenda corruttiva.
Per quanto riguarda i lavori per la sua villa a Cinto Euganeo, Galan ha respinto fermamente l'ipotesi che siano stati pagati di fatto da Baita. «Non esiste che lui abbia pagato», è la tesi dell'ex governatore e ministro; nella memoria farebbe riferimento a movimentazioni bancarie riconducibili a propri conti correnti che dimostrerebbero che ogni spesa è stata pagata da lui e non da altri.
Relativamente alle accuse di Mazzacurati, il parlamentare di Fi ha ricordato che sono molto generiche e che ne lui nè Baita hanno mai detto di avergli consegnato del denaro.
«Non si comprende a questo punto - evidenzia Franchini - chi gli abbia mai consegnato dei soldi. Risulta poi dalle carte processuali - sostiene il legale - che Mazzacurati si appropriava dei soldi. È comodo quindi dire 'li ho consegnatì a questo o a quello per poi coprire le proprie responsabilità».
Per il legale della difesa, in sostanza, attraverso la memoria depositata, Galan «ha dato una risposta puntuale a tutte le contestazioni».
Sul piano difensivo, intanto, l'attenzione si sposta all'1 agosto prossimo quando il tribunale del riesame affronterà la questione della richiesta di scarcerazione: «Lì - spiega Franchini - discuteremo sui gravi indizi di colpevolezza e sulle esigenze cautelari».
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