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Venezia, ragioniere dell’Ater indagato per corruzione

La Finanza ha perquisito la casa e l’ufficio di Giampaolo Zane. Nel mirino l’assegnazione sospetta di alcune case a canone calmierato

di Giorgio Cecchetti
2 minuti di lettura

Il ragioniere dell’Ater Giampaolo Zane è indagato per concorso in corruzione, falso e truffa: nei giorni scorsi i militari veneziani della Guardia di finanza hanno perquisito la sua abitazione, a Mestre, e il suo ufficio, che si trova ai Tre Ponti a Venezia, e si sono portati via i fascicoli di una trentina di assegnazioni di immobili da parte dell’azienda per l’edilizia territoriale. Zane non si occupava delle case date in locazione a canone sociale, a chi solitamente non ha la possibilità di pagare gli affitti del mercato libero e quindi neppure di pagare mazzette, ma delle abitazioni concesse seppur a prezzi calmierati, ma che hanno affitti più cari e che per la maggio parte si trovano nel centro storico, anche se alcune sono in terraferma. Sono quello che solitamente vengono indicati come alloggi locati a canone semi libero.

A coordinare le indagini è il pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo, che ha firmato il decreto con cui ha ordinato la perquisizione e in cui si possono leggere non solo i reati di cui è sospettato ma pure alcuni dei nomi degli inquilini che avrebbero pagato la tangente per ottenere in locazione gli alloggi: i nomi indicati sarebbero nove, ma conclusa la lista di coloro che sarebbero stati individuati c’è l’indicazione che ve ne sono altri, presumibilmente ancora da identificare. I fatti sarebbero accaduti dall’ottobre 2008 allo scorso anno.

Il presidente dell’Ater, il leghista Alberto Mazzonetto, fa sapere che l’autorità giudiziaria si è mossa su una segnalazione che lui stesso aveva inviato. «Mi sono mosso già nel 2011», afferma il presidente, «segnalando le mie perplessità sulla graduatoria che conteneva settanta nominativi per la locazione di alloggi a prezzi calmierati». Non aggiunge altro Mazzonetto, se non una critica per le organizzazioni sindacali, che lo avevano pesantemente attaccato quando si era fatto consegnare tutta la documentazione che riguardava quella graduatoria. Ora, all’Ater hanno deciso di sistemare Zane in un altro ufficio: dal punto di vista disciplinare un avviso di garanzia non basta per avviare un procedimento, in fondo si tratta di un avvertimento con il quale si informa l’interessato che c’è in corso un’indagine sul suo conto, ma il presidente ritiene non sia più opportuno si occupi delle abitazioni ad affitto semi libero. Tra Zane e Mazzonetto ci sarebbe stato, all’epoca, uno scontro proprio su quella graduatoria: il primo l’aveva compilata sulla base dell’autodichiarazione da parte degli aspiranti inquilini. Per il presidente, però, non era sufficiente, soprattutto per quanto riguarda le dichiarazioni dei redditi, in base alla quale le case sono state poi assegnate, mettendo ai primi posti della graduatoria coloro che hanno dichiarato un reddito inferiore agli altri. Mazzonetto, tra gli altri documenti, aveva consegnato - assieme alla segnalazione - anche la graduatoria. E non a caso «le fiamme gialle» veneziane avrebbero scoperto anche alcune dichiarazioni fasulle, visto che sarebbero stati dichiarati redditi ben inferiori a quelli realmente percepiti.

Tra l’altro una convenzione tra Ater e Guardia di Finanza era stata firmata tre anni fa proprio con lo scopo di verificare in modo congiunto le posizioni fiscali negli ultimi dieci anni dei circa 12 mila inquilini di case popolari. Gli esposti di Alberto Mazzonetto avevano raggiunto anche la Procura presso la Corte dei Conti e anche quell’ufficio inquirente ha aperto un’indagine, una parte della quale non è ancora conclusa.

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