Apre la Mostra tra assenze e code ai pontili
Cambia la prima fila alla cerimonia dei Leoni. E il resto della città registra il tutto esaurito con assalto ai vaporetti
di Manuela Pivato
Alla fine Biennale fu e i cancelli si aprirono a mezzogiorno in punto, quando alle casse c’era già la coda per prendere il biglietto. Panama, tacchi a spillo, ballerine, ventagli, borsina a tracollo e catalogo, il popolo di Architettura si è infine sciolto tra i padiglioni e l’Arsenale, le Corderie e i bar di Castello in cerca di conforto. La cerimonia ufficiale di ieri mattina alla presenza del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini ha messo fine alla più complicata delle vernici che se l’è dovuta vedere con l’orrore della tangentopoli veneta dividendone gli stessi giorni e lo stesso cielo.
Comprensibile l’attesa per vedere la composizione della prima fila alla premiazione dei Leoni, irrimediabilmente segnata dal post Orosni e annunciatrice (in parte) di quel che forse verrà dopo. Per Ca’ Farsetti il vicesindaco Sandro Simionato dimagrito di qualche chilo e l’assessore alle Attività culturali Angela Vettese; tra l’uno e l’altro il prefetto Domenico Cuttaia, e ancora Paolo Costa, Piero Rosa Salva, il rettore dello Iauv Amerigo Restucci, l’architetto Tonci Foscari con Barbara, il sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot, Anna Maria Miraglia con figliola al seguito egualmente travolti dal giubilo dei coreani al cui padiglione è stato assegnato il Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale.
Ma prima di ritrovarsi sotto il tendone bianco dell’ufficilità c’era stato il consueto assalto ai vaporetti che ieri mattina hanno dovuto sopportare il triplo carico della Biennale, dei turisti e dei veneziani che disperatamente cercavano di raggiungere il Lido per il primo bagno dell’estate.
Ressa al pontile di San Zaccaria e battelli come carri bestiami mentre in Riva Sette Martiri ha fatto la sua comparsa anche il Sea Force One, yacht lungo 54 metri, largo 12 e sul mercato del noleggio a partire da 260 mila euro a settimana. A bordo sono arrivate tutte le aragoste disponibili al mercato di Rialto e fuori bordo le gentili ospiti hanno saccheggiato le boutique di calle Vallaresso e campo San Moisè.
Confermato, alla fine, il sold out annunciato nei giorni scorsi: alberghi al limite del tutto esaurito, ristoranti pieni, negozi con la coda. Impossibile trovare un tavolo all’Harry’s bar, dove è passato mezzo mondo di quetso mondo. All’Harry’s dolci c’era qualche chance in più, ma solo per gruppi sotto le sei persone.
Nel solco della Biennale hanno lavorato tutti, a partire dai palazzi trasformati in padiglioni, o in mostre temporanee, o in location per feste, esposizioni di qualche giorno, cocktail, after hour, party danzanti. Come Palazzo Pisani Moretta, che ogni sera si è vestito di luci colorate diverse per accogliere gli architetti, i galleristi, le belle signore con l’abbronzatura già da Billionaire. O PalazzinaG che ieri sera, tolte le lapidi di Maurizio Cattelan, ha ospitato la terza delle sue feste biennalesche nel nome del design.
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