«Il pontile del Magistrato non si tocca»
Ricorso al Tar contro il Comune per non far rimuovere l’ormeggio teatro dell’incidente costato la vita al professor Vogel
di Alberto Vitucci
Nell’agosto scorso era stato teatro dell’incidente costato la vita al professor Joachim Vogel. Ma per il Magistrato alle Acque quel pontile «deve restare al suo posto». Così l’ufficio dello Stato ha presentato un ricorso al Tar per chiedere la sospensione della delibera approvata dalla giunta comunale il 30 ottobre 2013 che ordinava la rimozione del pontile per garantire la sicurezza della navigazione in quel tratto di Canal Grande. «Delibera illegittima», scrive nel ricorso l’Avvocato dello Stato Michele Botta. Per dimostrarlo, il legale cita un Regio Decreto del 1904, con la prima convenzione tra il Comune e lo Stato del 1902. Secondo il Magistrato alle Acque quel pontile non ha bisogno di alcuna autorizzazone comunale, trattandosi di un «ormeggio di servizio». Il pontile, rifatto quelche anno fa, è dotato anche di un cancello chiuso a chiave. Ma il Magistrato alle Acque sostiene che viene utilizzato per servizi di vigilanza ed è disponibile per i servizi di emergenza, «che dispongono della chiave per aprirlo».
Dietro la pomlemica sul pontile si nasconde la battaglia per la giurisdizione delle acque lagunari. Il sindaco Giorgio Orsoni ha chiesto più volte al governo di garantire al Comune la piena disponibilità delle sue acque. Adesso l’ufficio lagunare dello Stato rivendica la piena autonomia anche sul Canal Grande. Niente dialogo insomma su questo punto. E il fatto che quel pontile sia stato il luogo dove fisicamente si è consumata la tragedia, nell’agosto scorso con l’incdente tra gondola e vaporetto, non sembra essere ritenuta importante. «Il Comune di Venezia, sull’onda della risonanza mediatica anche a livello nazionle dell’evento, prennunciava attraverso gli organi di stampa l’eliminazione del predetto pontile in quanto ritenuto corresponsabile della tragedia». Secondo il Magistrato alle Acque invece «il Comune non ha competenza per emettere l’ordinanza di rimozione». Anche qui il richiamo è a una convenzione del secolo scorso, firmata agli albori del Novecento tra la città e lo Stato. Fra le contestazioni al giudice ci sono anche quelle formali, per il ritardo della notifica. Ma la tesi è quella che il Magistrato alle Acque, in quanto «ufficio statale» non ha bisogno di alcuna autorizzazione per quell’ormeggio. Stesso principio che aveva portato qualche anno fa alla realizzazione della grande darsena di Sant’Alvise. Richiesta invano dal Comune per ormeggiare le barche da trasporto. Oggi chiusa e in gran parte inutilizzata. Ma per il Magistrato alle Acque il pontile di Rialto usato per funzioni di rappresentanza ha una «finalità pubblica», perché utilizzato da «Polizia lagunare e Ufficio antinquinamento». E la sua rimozione potrebbe creare all’amministrazione un pregiudizio «grave e irreparabile» ostacolando e finanche precludendo l’esercizio delle attività di salvaguardia e vigilanza della laguna. Concetti che il Comune non condivide affatto. Adesso l’Avvocatura ha ricevuro l’ioncarico dal sindaco di costituirsi in giudizio. E ha richiesto agli uffici la documentazione necessaria per poter tutelare le ragioni del Comune.
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