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Giallo del Lido, coppia di indiani fermati per l'omicidio di Mahtab Savoji Il gip convalida il fermo ma lui ammette solo il trasporto del cadavere

Erano i coinquilini della vittima a Milano, sono stati fermati per il cadavere trovato nel canale al Lido. E' stata gettata già morta in canale. Trasportata in un trolley fino a Venezia

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VENEZIA. Il gip Chiara Valori, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha convalidato il fermo per di Rajeshwar Singh, 29 anni, e Gagandeep Kaur, 30 anni, i due fidanzati indiani accusati di aver ucciso la coinquilina, la 29enne iraniana Mahfab Ahadsavoji e di averne gettato il cadavere nelle acque del Lido di Venezia. Il gip ha disposto l’arresto della coppia, cha da ieri si trova nel carcere di San Vittore, per omicidio. 

È durato circa tre ore l’interrogatorio di garanzia di Rajeshwar Singh, che davanti al gip Chiara Valori e al pm Grazia Pradella, il 29enne ha ammesso solamente di aver portato il corpo della giovane iraniana fino a Venezia, dove aveva lavorato in passato, e di averlo fatto scivolare in acqua. Il giovane, che ha un diploma nel settore del turismo, fa portiere d’albergo e parla un ottimo italiano, ha raccontato di aver lasciato il grande trolley nero utilizzato per trasportare il cadavere a Venezia. La polizia della città lagunare, però, non è ancora riuscita a trovarlo. La fidanzata Gagandeep Kaur, invece, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La ragazza, che lavora in un hotel come cameriera, è laureata in Economia e parla un italiano meno corretto rispetto al compagno.

I fatti. Scoperti e fermati dalla Squadra Mobile i due presunti assassini dell'iraniana Mahfab Savoji, 31 anni, il cui cadavere è stato trovato la mattina del 28 gennaio in un canale al Lido di Venezia. Si tratta di una coppia di origine indiana che condivideva con la vittima una delle tre stanze in un appartamento di via Pericle a Milano. Si tratta di una cameriera di 30 anni, Gagandeep Kaur, e un portiere d’albergo di 28, Rajeshwar Singh

Il cadavere della donna, uccisa per strangolamento e poi denudata, è stato messo in un trolley che i due indiani - lei 30enne cameriera in un albergo milanese e lui 29enne portiere in un altro albergo - hanno trasportato in treno da Milano a Venezia fino al Lido.

Nel video ripreso da una telecamera di sorveglianza, fornito dalla Polizia, si vede la coppia uscire dall'imbarcadero Actv di Santa Maria Elisabetta al Lido alle 20,15 circa, poi girare a sinistra e sparire dall'inquadratura. Ricompaiono un'ora e un quarto dopo, rientrando all'imbarcadero e qui di distingue più chiaramente il trolley. E prendono il vaporetto diretti a piazzale Roma, dove arriveranno alle 23.

Qui il corpo è stato gettato in un canale dai due indagati che hanno fatto poi rientro nel capoluogo lombardo con un taxi, pagando la corsa 500 euro. I due sono stati sottoposti a fermo dal pm milanese Grazia Predella con l'accusa di omicidio volontario in concorso e soppressione di cadavere.

A quanto si apprende, la ragazza iraniana è stata uccisa lunedì 27 gennaio in mattinata. E' morta per asfissia. Poi è stata portata in treno, nascosta in un trolley, fino a Venezia, dove il portiere aveva lavorato in passato in un hotel, e il cadavere è stato gettato in un canale al Lido.

Telecamere di sorveglianza alla stazione di Venezia hanno ripreso la coppia di indiani lunedì verso sera con quel trolley.

trolle

All'origine dell'omicidio ci sarebbero le continue liti fra la coppia di indiani e la ragazza iraniana che infatti voleva andarsene e aveva chiesto di riavere la propria quota della caparra. In più la ragazza aveva subito le avances dell'indiano, fatto che aveva suscitato la gelosia dell'altra ragazza indiana.

Dopo averla uccisa, i due indiani l'hanno nascosta nel trolley e portata sul lago di Lecco per sbarazzarsi del cadavere. Ma poi, sentendosi osservati, hanno deciso di cambiare località e si sono diretti a Venezia, città che il portiere d'albergo conosceva per averci lavorato qualche giorno quest'estate.

Fondamentale per le indagini è stata l’analisi dei tabulati telefonici dei cellulari dei due indiani. Devono rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

La vicenda. Sono le 1.30, di lunedì 27 gennaio. Un taxista del Lido nota nel canale di via Cipro che in quel tratto costeggia via Loredan, un cadavere di donna galleggiare incastrato tra la sua barca e quella di un collega. Chiama la polizia, sul posto gli agenti del commissariato di San Marco. Il corpo viene recuperato. Non presenta segni evidenti di violenza. Si tratta di una donna con i tratti somatici che ricordano una mediterranea. L’indomani vengono prese le impronte e viene eseguita l’autopsia. Cristina Mazzarolo, il medico legale, stabilisce che la morte era avvenuta per “causa violenta da strangolamento atipico e incompleto”, escludendo quindi l’annegamento data l’assenza di acqua nei polmoni. A questo punto il caso passa alla Squadra Mobile del dirigente Marco Odorisio. Attraverso le impronte si scopre che la morta si chiamava Mahtab Ahadsavoji, iraniana di 29 anni, domiciliata a Milano in Via Pericle 5, studentessa iscritta al 2° anno dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Con la collaborazione della Squadra Mobile di Milano sono state rintracciate alcune connazionali ed amiche di Mahtab, nonché la coppia di giovani coinquilini con i quali da settembre condivideva una stanza nell’appartamento di via Pericle. Si era trasferita in quell’abitazione dopo aver risposto all’inserzione della ragazza indiana. Prima abitava con delle connazionali. Aveva preferito trasferirsi dall’altra parte perché pagava meno. Ma ben presto sorgono delle incomprensioni che si trasformano, spesso, in litigi tra la ragazza e i due indiani. Soprattutto dopo che l’indiano aveva fatto delle pesanti avances nei confronti della studentessa che le aveva rifiutate. Quando i due vengono sentiti dalla Mobile milanese, dicono di essere usciti di casa lunedì mattina mentre Mahtab faceva colazione. Quindi di aver fatto shopping in centro a Milano e di essere rientrati a casa nel pomeriggio non trovando Mahtab. Ma il racconto non convince i poliziotti che scoprono come l’uomo nel pomeriggio era a Lecco. Contestate ai due le incongruenze, sabato decidono di fornire un’altra versione dicendo di aver trovato lunedì mattina la ragazza morta e per paura di aver portato il cadavere prima a Lecco per gettarlo nel lago e poi al Lido. Non sono stati creduti e viene loro contestato l’omicidio volontario.

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