«Genitore al posto di padre e madre», minacce di morte sul web alla consigliera Seibezzi
Venezia. Gli insulti su un social network, dopo la proposta di Camilla Seibezzi di usare sui moduli comunali il solo termine "genitore". Presentata denuncia alla Digos. L'assessore Gianfranco Bettin: «Evitiamo speculazioni politiche»
di Roberta De Rossi
Tra solidarietà e insulti, sostegno e critiche politiche, arrivano anche le minacce di morte in rete: le più volgari e sguaiate. Così, ieri, Camilla Seibezzi - consigliera comunale e delegata del sindaco Orsoni ai Diritti civili e contro le discriminazioni, finita su tutti i media nazionali per la sua determinazione a sostituire “madre e padre” nella modulistica comunale per i Nidi con l'onnicomprensivo termine “genitore” – ha presentato una denuncia alla Digos, che si è attivata per identificare i due autori padovani delle pesanti intimidazioni. A segnalare gli insulti che auguravano la morte alla consigliera è stato, infatti, il Comune di Padova, che le ha rintracciate su un social network, avvisando il presidente del consiglio comunale Turetta, che ha avvertito Seibezzi. Ed è partita l'ovvia denuncia: nel frattempo le pagine incriminate erano state cancellate dagli autori, ma a riprova c'è la “foto” degli insulti postati.
Continua così in un'escalation di eccessi il dibattito scatenato dall’annuncio della neo delegata Seibezzi di voler iniziare la battaglia civile contro le discriminazioni dalla modifica della modulistica del Comune, nella quale far ricomprendere sotto la voce “genitore” le figure di riferimento anche delle coppie omosessuali con figli, quelle molte “famiglie Arcobaleno” non riconosciute come tali dalla legge italiana, ma realtà delle nostra quotidianità. «Io vado avanti. Ho letto di obiezioni del sindaco, ma lui non mi ha chiamato e, in ogni caso, il mio mandato era chiaro in quel che ci siamo detti e che gli ho scritto», commenta Seibezzi, «inizialmente la mia scelta non sara' popolare, ma sono convinta di avere fatto la cosa giusta, quella in cui credo di piu', quella che aggiunge e non toglie, al mondo, un piccolissimo passo verso i diritti civili di tutti». L’idea è che attraverso il linguaggio si può dare affermazione sociale all’uguaglianza - pur nei margini ristretti dell’attuale norma italiana - per dare ai figli di coppie omosessuali (anagraficamente solo del padre o madre biologici) gli stessi diritti in termini di punteggio di quelli delle famiglie etero. Apriti cielo.
«Si dovrebbero evitare speculazioni politiche e distorsioni di senso nella discussione», commenta l’assessore alle Politiche giovanili, Gianfranco Bettin, «si è letto, incredibilmente, che ciò comporterebbe “la fine della famiglia” o “la cancellazione dei ruoli di mamma e papà”. In realtà, l’uso del solo termine “genitore” su alcuni moduli non toglie alcun ruolo a nessuno e non produce (o magari registrerebbe) la fine di nulla. Rafforza, invece, tali ruoli o meglio ne riconosce la realtà in atto anche in chi, legittimamente e pienamente, già li svolge, pur non avendo potuto esserlo per ragioni biologiche o altro. Né l’idea di maternità o paternità né di famiglia vengono diminuite: al contrario, se ne esalta la funzione e la si riconosce pienamente: genitori sono riconosciuti, nei casi previsti, coloro i quali se ne assumono virtuosamente la responsabilità mentre si garantisce ai loro figli e alle loro figlie il diritto di essere pienamente riconosciuti».
Solidarietà e stima dall'Arcigay. Piena «solidarietà e stima», da parte dell'Arcigay, a Camilla Seibezzi, neodelegata ai diritti civili del Comune di Venezia, al centro di polemiche per aver modificato la modulistica comunale, sostituendo i termini madre e padre con la parola genitore. A manifestare vicinanza a Seibezzi è, in una nota, il presidente della stessa Arcigay, Flavio Romani. «Le minacce di morte indirizzate alla consigliera del Comune di Venezia, Camilla Seibezzi - scrive - sono l'inaccettabile esito di un clima d'odio fomentato apertamente dalla politica. Quello di Camilla Seibezzi è un provvedimento maturo, progressista, che ragiona sull'inclusione sociale e che sarebbe auspicabile, se non addirittura doveroso, in tutte le amministrazioni locali».
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