«Urlavamo, ma il pilota non ci ha sentito»
Il funerale di Vogel sarà celebrato il 30 agosto a Tubinga. Ci saranno anche i gondolieri

Ha visto lo spettro della morte abbattersi sulla gondola, ma non sono bastate le urla di terrore per fermarlo. La vedova del giurista Joachim Vogel, deceduto sabato scorso per trauma toracico nella collisione tra un vaporetto e la gondola sulla quale si trovava l’intera famiglia, inizia a dare voce ai ricordi: «È stato allucinante. Urlavamo, ma il pilota non ci sentiva. Il vaporetto ci è venuto addosso senza rendersi conto di nulla». Non importa alla giudice Gundula Vogel sapere che il «pope» Stefano Pizzaggia, a capo dell’imbarcazione, aveva assunto come hanno dimostrato i test sostanze stupefacenti (alla mattina stessa o la sera prima). È il vaporetto il solo mezzo che la signora ora ricorda con angoscia: «Una situazione assurda», riporta il professore Lorenzo Picotti, avvocato di Verona e amico della famiglia tedesca, «noi dalla gondola continuavamo a urlare, ma il vaporetto ci è venuto addosso ed è poi ripartito senza rendersi conto di nulla». Pur avendo appreso che Pizzaggia aveva nelle urine tracce di cocaina e hashish e che ora è a tutti gli effetti indagato, la signora Vogel ha fatto sapere tramite Picotti al presidente dei bancali Aldo Reato che apprezza comunque la presenza al rito funebre di venerdì di una delegazione di gondolieri in divisa a cui parteciperà di sicuro Nicola Falconi, presidente dell’Ente Gondola. La salma, ricomposta dall’anatomopatologo Massimo Signoracci, partirà per la Germania lunedì 26. I tre figli, proprio come desideravano, potranno vedere il padre prima della cerimonia fissata il 30 alle 13 a Tubinga. Ieri, la notizia che la famiglia fosse giunta a Venezia è stata smentita dallo stesso Picotti che non ha però escluso la presenza del fratello della vittima.
Intanto la signora non si dà pace: «La laguna è intasata. Non riesco a capire», si è sfogata con Picotti, «come si possano fare manovre simili senza un marinaio a poppa, una telecamera o un sistema di specchi che consenta di vedere cosa accade alle spalle di un vaporetto. C'è troppa promiscuità in uno spazio ristrettissimo tra veicoli lenti e mezzi di grandi dimensioni». Il problema del traffico nel Canal Grande ha superato il confine: «Per chi non ha visto Venezia», afferma la giornalista Constanze Reuscher del quotidiano Die Welt, «è difficile pensare che ci sia un simile traffico in acqua. I tedeschi hanno visto che la procura ha iniziato subito le indagini e non hanno criticato l’Italia. È stato scandaloso sapere che il gondoliere aveva assunto della droga, ma come lo sarebbe stato per qualsiasi trasportatore. Quello che in Germania non potrebbe succedere e che è difficile comprendere è come possa esserci una categoria protetta, senza una regolamentazione fiscale e non sottoposta a controlli». Il quotdiano «Bild» è stato l’unico che ha pubblicato foto con nome e cognome di Pizzaggia, intitolando l’articolo «Il gondoliere dell’incidente era sotto effetto droga», su questo in linea con tutte le prime pagine degli altri giornali, italiani e tedeschi.
Vera Mantengoli
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