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«Guardate come hanno ridotto il Monumento alla Partigiana»

Venezia: due lettori svelano lo stato di abbandono e sporcizia in cui versa l’opera di Augusto Murer e Carlo Scarpa ai Giardini. «È il risultato dei bivacchi del Redentore»

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VENEZIA. Una foto che fa male. Perché il monumento alla Partigiana non è un monumento come tutti gli altri. Fu voluto a tutti i costi dalla città, fu fatto saltare dai neofascisti e venne rifatto a contatto con l’acqua della laguna, per cementificare il rapporto tra Venezia e le Resistenza.

Eppure, come testimonia la foto inviataci dai nostri lettori Alfredo e Cristina, questa mattina uno tra i più fotografati monumenti veneziani era ridotto peggio di un immondezzaio. «Siamo veramente indignati», scrivono Alfredo e Cristina, «tutto questo è accaduto durante il redentore: divertirsi a una festa va bene, ma ci sono dei limiti che non andrebbero superati».

Il Monumento alla donna partigiana fu chiesto dal Comune dopo una proposta fatta dall’Istituto per la Resistenza, presieduto negli anni 50 dal professor Egidio Meneghetti.

Nel 1953 si procedette a stabilire cosa fare. Una commissione presieduta da Giulio Carlo Argan, decise di affidare il lavoro a Leoncillo Leonardi. L'artista venne scelto sia per le sue indubbie doti artistiche, sia per il trascorso da staffetta partigiana. E plasmò un'opera neocubista insolita per l'epoca - insolita anche per la monumentalistica resistenziale -, in ceramica policroma da collocarsi a Venezia nei giardini napoleonici del castello. La statua rappresentava una donna in armi e venne inaugurata nel 1957.

Nella notte fra il 27 e il 28 luglio 1961 però quel monumento venne fatto saltare in aria con una carica di tritolo, lasciando intatto solo il basamento. La mano fascista dietro l'attentato fu evidente e la popolazione reagì con rabbia e stupore, organizzando manifestazioni nei giorni succesivi.

Si decise l'immediata realizzazione di un nuovo monumento per celebrare il sacrificio della donna della Resistenza. Non si volle replicare però l'opera di Leonardi, sia per lasciare traccia dell'attentato, con il moncherino del basamento tutt'ora nei giardini del castello; sia perchè si preferì trasmettere un'immagine differente della donna in guerra.

«Venne così affidata la commessa di una nuova opera ad Augusto Murer - si legge nella nota storica al monumento curata dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia – il quale realizzò nel 1969 un grande bronzo con una figura femminile riversa, distesa su di un piano a filo d'acqua. Una partigiana uccisa, ideale continuità con quella combattente di Leoncillo. Venne collocata nel bacino di San Marco dove, grazie ad un supporto progettato da Carlo Scarpa – che aveva ideato anche il basamento di Leonardi – il piano si dovrebbe alzare e abbassare seguendo le maree, creando un suggestivo effetto visivo in grado di trasmettere sofferenza e angoscia».

Nell’idea dei suoi autori e dei veneziani di allora, però, il monumento andava “seguito”, con pulizie periodiche e ordinaria manutenzione.

La foto di questi giorni è davvero sconfortante.

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