Pubblicità ai plateatici “a tempo”
L’assessore Rey: promossi i locali che toglieranno i tavolini a mezzanotte
Locali aperti dalle 6 della mattina fino alle 2 di notte, ma solo all’interno: a mezzanotte plateatici chiusi, con tavolini e sedie in magazzino. È la richiesta che il Comune farà agli esercizi pubblici che vorranno aderire al protocollo d'intesa sugli “Orari apertura attività di somministrazione di alimenti e bevande”, approvato oggi dalla giunta comunale. Un'adesione volontaria, che potrà essere fatta attraverso le associazioni di categoria – Aepe, Ascom Venezia, Ascom Mestre, Ascom Marghera, Confesercenti e Ava - ma anche singolarmente. Il tentativo di mediare tra la completa liberalizzazione degli orari garantita dalle nuove norme e il diritto al sonno sempre più minacciato.
Il provvedimento è stato presentato dall'assessore comunale al Commercio, Carla Rey, ad integrazione del Regolamento per le attività di somministrazione di alimenti e bevande, appellandosi anche al “Piano di azione europeo 2012-2020” per ridurre il consumo di alcol.
Chi sottoscrive il protocollo si vedrà assegnare 10 punti per aprire una nuova attività o trasferirla in un'altra zona, secondo il meccanismo introdotto proprio dal Regolamento comunale di dicembre. L'elenco degli aderenti sarà poi sia fornito dall'amministrazione alle forze dell'ordine, che pubblicizzato sul sito internet www.comune.venezia.it.
«Ci saranno, come è ovvio, deroghe all'orario in occasione di festività tradizionali e particolari manifestazioni», commenta Rey, «i nostro obiettivo è infatti quello di contemperare interessi diversi, che sono per noi ugualmente importanti: quelli delle attività produttive e quelli dei residenti».
L'idea è quella di invitare gli esercizi pubblici ad “autolimitarsi” - tornando agli orari previsti dalla Legge regionale 29/2007 - per favorire la qualità della vita dei residenti. «Con questo non vogliamo certo limitare quegli esercizi che offrono un servizio necessario a quanti lavorano in orari particolarmente disagiati», conclude l’assessora Rey, «non c'è quindi alcuna volontà discriminatoria nei confronti di quanti non aderiranno, si intende semmai trovare il giusto equilibrio tra diverse esigenze, soprattutto nelle zone a maggior concentrazione residenziale». (r.d.r.)
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