Ha frodato il fisco: sequestrate due case, la barca e l’auto
Era finito agli arresti domiciliari in ottobre dello scorso anno. Ora la guardia di finanza ha messo i sigilli sui beni per 650 mila euro

di Giorgio Cecchetti
VENEZIA. Due appartamenti, una barca da dieci metri e un’Audi A6 sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza al 75enne veneziano Pierantonio Prando, arrestato nell’ottobre dello scorso anno assieme al 65enne Luigino Agostini, per frode ed evasione fiscale. Prando aveva anche cercato di disfarsi in modo fittizio dei beni immobili, intestando la casa di Venezia ad un nipote con una donazione e la casa di Rovereto ad un’amica di famiglia, con una vendita. Per gli investigatori delle «fiamme gialle» entrambe operazioni fasulle, messe in atto per evitare proprio quello che è scattato nei giorni scorsi, il provvedimento di sequestro chiesto dal pubblico ministero Roberto Terzo, che ha coordinato le indagini, e firmato dal giudice Antonio Liguori.
La casa di Venezia , in Fondamenta San Giorgio degli Schiavoni, è valutato poco più di 605 mila euro, mentre l’auto vale circa diecimila euro, la barca a motore (lunga dieci metri ) altri ottomila e un terzo della casa a Rovereto 25 mila. In tutto poco meno di 650 mila euro a fronte di una frode fiscale contestata di 900 mila euro. Ad Agostini, invece, i finanzieri non hanno potuto sequestrare nulla perché non c’erano proprietà registrate a suo nome.
La coppia, stando agli accertamenti condotti dalla Guardia di finanza di Venezia, ne avrebbe fatte di tutti i colori. Sono piuttosto noti in centro storico, dove hanno lavorato e abitato: in ottobre sono finiti agli arresti domiciliari (il pm aveva chiesto il carcere, ma a causa dell'età il giudice li ha lasciati in casa). Agostini e Prando sono accusati di frode ed evasione fiscale, il primo anche di aver violato gli obblighi della sorveglianza speciale alla quale è sottoposto da oltre un anno. Entrambi hanno un certificato penale piuttosto lungo: i primi reati per Agostini, noto intromettitore al Tronchetto e per anni residente a San Giacomo dall'Orio, risalgono al 1980, truffa, ricettazione, falsi; Prando, ex dipendente delle Poste poi trasformatosi in imprenditore e residente a San Lio, invece, ha cominciato già nel 1978, reati societari, violazioni fiscali, bancarotta fraudolenta passando per il fallimento. Le «fiamme gialle» tenevano d'occhio Agostini e tra il 2011 e l'anno in corso avevano scoperto che, nonostante avesse l'obbligo di dimora a Venezia, si era spostato almeno sei volte, una volta a Milano, ben tre volte a Chiampo (in provincia di Vicenza), una volta a Bergamo e, infine, a Padova. «Cosa ancor più grave», si leggeva nella richiesta del pm Terzo, «tali violazioni sono state poste in essere proprio per proseguire nelle numerose "attività imprenditoriali" di dubbia liceità. Le uscite in altre città infatti, sono tutte per acquistare o vendere quote di società, per partecipare a consigli d'amministrazione o per autentificare firme in atti». «Appare evidente», riportava ancora il documento, «che i rapporti tra i due indagati volti alla commissione di false intestazioni societarie e in esse Agostini assume la veste di prestanome di Prando, essendo quest'ultimo impossibilitato legalmente ad assumere titolarità di imprese a causa delle dichiarazioni di fallimento e della condanna per bancarotta». I due devono rispondere di aver distrutto o comunque fatto sparire scritture contabili e fatture per quanto riguarda la «Tecnim srl», che aveva sede a Sant'Alvise, al civico 3086, come del resto la «C.S. Duemila srl». Inoltre, non avrebbero presentato la dichiarazioni dei redditi dal 2007 al 2011 della prima società pur avendo ricavato più di tre milioni e 300 mila euro. Compravano di tutto, prodotti per l'edilizia, di arredamento e pelli, acquistavano in Germania e in Cina e nel 2008 e nell'anno successivo non avrebbero pagato merce acquistata per due milioni e mezzo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori