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“Metropolis”, un libro lungo 66 metri

In solo tre esemplari, il volume raccoglie le opere di 303 artisti sul tema della città

Nadia De Lazzari
1 minuto di lettura

VENEZIA. Un cubo, una fisarmonica: è “Metropolis”, un libro d’arte unico nel suo genere lungo 66 metri donato dal Centro internazionale della grafica alla Biblioteca nazionale marciana che  lo espone assieme ad altre pregiate edizioni artistiche.

La tiratura è di soli tre esemplari; uno sarà custodito in laguna, uno consegnato in Brasile e un altro ancora sarà tenuto aperto nelle gallerie d’arte e nei musei internazionali. In ogni foglio - venti centimetri per lato - è incisa un’idea, un’opera, una firma. E se ne trovano ben trecentotrè. Gli artisti provenienti dai quattro angoli della terra hanno interpretato con tecniche grafiche sperimentali il tema della pólis (città).

Venezia si rigenera con i mascheroni in bianco e nero della cittadina Luisa Asteriti, New York con i grattacieli disordinati di Giusi Naletto. La pittrice e incisora vede l’attuale società immersa in un caos fosco e violento nelle divisioni delle classi, in opposizione all’ordine strutturato del passato. «Comunque», spiega l’artista di origine friulana, «l’ordine e il disordine, antico e moderno, possono essere accostati; la raffigurazione della città madre che abbraccia tutti convive con l’agglomerato delle megalopoli».

“Metropolis” è incisione e scrittura insieme come il “Diamante” azzurro di Milano raffigurato da Massimo Lomasto. Il pittore novarese scrive: «Maestoso grattacielo, si staglia contro il cielo della città e ci abbaglia nei giorni luminosi, raccoglie la poca luce nei giorni di pioggia, ci sovrasta sempre. È «la città che sale».

Più in basso vive la vecchia città. “Metropolis” è anche un globo, una libreria, una fabbrica, una corsa, un fiore, un volto di bimbo. Maurizio Messina, direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, nel sottolineare la raffinatezza del prodotto artigianale lo definisce «un libro d’artista che è ad un tempo tracciato e metafora della città contemporanea e assume anche valenza di catalogo nel suo senso profondo di elenco di segni che rinviano ad un più ampio universo di conoscenze ed esperienze, facendosene surrogati. Le biblioteche storiche sono tali perché nei secoli hanno saputo mantenere vivo e costante il rapporto con la contemporaneità».

L’originale libro è frutto della collaborazione tra l’Associazione culturale Venezia Viva, attiva in centro storico con la rivista omonima da più di quarant'anni, e da Atelier Aperto fondato nel 1992 da Enzo Di Martino, Riccardo Gosparini, Riccardo Licata, Nicola Sene. Attualmente gli artisti creano i loro lavori a Palazzo Minelli, a due passi dalla Fenice. Fino al 29 gennaio.

 

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