Ha conosciuto Joe Gebbia, quando Airbnb era solo un'idea. "Vuoi unirti a me?" si è sentito dire. Ha fatto sei startup. Una dopo l'altra. Quattro exit, investimenti in 100 compagnie e in 7 fondi, 300 milioni di dollari di capitali raccolti. Qualche anno fa lo chiamavano router, instradatore. Oggi quella parola non si usa più. Ma lui continua a creare ponti tra le persone. Paolo Privitera, 45 anni, conosce tutti. Da San Francisco a New York, passando per Boston, Cile, Australia, Venezia, la Sardegna.
La sua rubrica telefonica contiene 25 mila contatti. Persone che ha incontrato uno a uno. Con cui ha costruito una relazione. Nel suo archivio ci sono 2milioni di foto. Centinaia di migliaia di incontri. Unico italiano selezionato fra gli ambasciatori della Silicon Valley che hanno conosciuto Obama, Privitera è partito da Mestre con una laurea in computer science alla Ca' Foscari. La sua prima azienda Internet l'ha fondata a 16 anni. Era il 1994. Dal 2002 è in California. Da poco è diventato cittadino americano.
Lo incontro a San Francisco a Innovit, il centro dell'innovazione italiana in Silicon Valley. Qui è atterrata la più grande delegazione italiana mai arrivata in California. 154 persone, tra cui 45 startup, aziende e istituzioni portate da Smau, piattaforma di matching dell'ecosistema, e ITA Italian Trade Agency. Lo speech di Paolo "20 lessons learned" è alle 18, ultimo di un giorno pieno di eventi e di incontri. Ed è il più seguito. Inizia cosi:
"Perché dovreste perdere 30 minuti del vostro tempo per ascoltarmi? Perché ho fatto molti errori nella mia vita e in molti progetti che ho creato. Cadute e ripartenze continue. Che mi hanno insegnato la regola numero uno: non ci sono scuse per chi vuole inseguire i propri sogni".

Quella di Paolo è la parabola di chi nella terra di innovazione ha fatto tutto. Founder, mentore, advisor, investitore. E che poi un certo punto, come succede spessissimo qui, è tornato sui banchi di scuola. Nel 2019 Privitera si iscrive a un Executive MBA al MIT di Boston. "Da nerd, mi sono sentito debole su finanza e management. Tutto quello che sapevo lo avevo imparato dalla strada, ma volevo avere una vera formazione. In più ho scoperto che negli Stati Uniti se non hai nel tuo CV il nome di una grande università, in certi circoli fai molta fatica a entrare. Il MIT è da 11 anni consecutivi la scuola numero 1 al mondo".
Cosi in due anni, Privitera prende 50 voli San Francisco-Boston. L'età media dei suoi compagni di classe è 45 anni. Tra loro c'è gente come il CFO di General Electrics, il futuro presidente del Ghana, il capo del Massachusetts General Hospital, considerato tra i migliori ospedali del mondo, uno dei tre più antichi degli Stati Uniti. C'è una maratoneta, ingegnere e scienziata. Ha corso 70 maratone, ha 7 figli e lanciato più di 50 satelliti in orbita. "Il giorno della mia graduation, c'era Jeff Bezos in platea. Quel giorno si laureava anche suo figlio".
Rewind. Nel 2010, Privitera crea Pick1, startup che fa profilazione di utenti conosciuta in tutto il mondo. Nel 2015 conosce Yuri Grassi, founder di Evensi. Decide di aiutarlo nel suo progetto e di diventarne co-founder. Sposta la sede negli Stati Uniti, mentre ricerca e sviluppo restano in Italia, a Modena. Evensi, grazie a una tecnologia proprietaria aggrega qualsiasi tipo di evento in ogni città. In un anno si trasforma nella più grande piattaforma di eventi del mondo. Poi però arriva il 2020, l'anno del covid, il mondo si chiude. Evensi arriva a fatturare zero.
"Dopo 2 settimane di depressione ho deciso di reagire. Ho scritto a 70 piattaforme di ticketing per tentare di essere acquisiti. In tanti mi hanno risposto, con qualcuno siamo arrivati vicinissimi a chiudere, ma tante volte abbiamo detto noi "no, meglio di no". Volevamo il meglio per l'azienda. Poi un giorno con in mano le proposte degli acquirenti ho scritto al Ceo di Events.com: "Mi sono innamorato di voi, queste le proposte degli altri, ma se mi fai una proposta tu, veniamo da voi"

Evensi è stata acquisita da Events.com a ottobre 2020 e c'è chi scommette che la prossima mossa di Paolo sarà la quotazione al Nasdaq. "Quello che ho imparato è quanto conta la velocità in questo mondo. È tra gli asset più importanti che chiunque deve avere, per eccellere. Ieri sera, proprio qui, parlavo con una startup italiana che mi raccontava che per la prima volta ha ricevuto la richiesta di preventivo da un'azienda americana. Fantastico, ho detto io. Glielo avete dato? "No, stiamo pensando a cosa rispondere". Beh, siete già fuori gioco"
Altra lezione: per Privitera per performare al meglio bisogna uscire dalla comfort zone. E questo lo sappiamo. Ma lui aggiunge: "Dobbiamo farlo costantemente. Il massimo sarebbe vivere sempre fuori dalla comfort zone, ma non siamo robot". Lui è appena tornato dal Summit at Sea, un evento stile TED più Burning Man, in una nave da crociera, in mezzo ai Caraibi, con 2mila persone selezionate, 200 speaker, e a bordo persone del calibro di Richard Branson e Simon Sinek. "Più invecchio e più noto che divento introverso. Ho deciso cosi di vivere questa esperienza, su una nave, obbligato ad avere un contatto con qualcuno. Ho parlato con 120 persone. Ho colto solo il 5% delle opportunità, ma con ognuna di queste persone ho sentito la pelle d'oca".

Oggi Privitera ha nuovi missioni, come quella di cambiare il concetto di investimento e di permettere alle startup di fare il salto. "Ho messo insieme un paio di fondi con l'obiettivo di democratizzare gli investimenti, per permettere a chiunque di investire nei migliori fondi del mondo che investono in startup. Uno di questi si chiama 1521 Ventures (1521 è codice della mia classe al MIT). Creo accesso e opportunità che puoi avere solo se sei in Silicon Valley e se hai contatti. Così per le startup creo opportunità di M&A. Salgo a bordo, le spingo a livello successivo, investo, poi punto al fundraising, infine a un exit. Il mio obiettivo è fare l'exit in due anni al massimo. Il mondo di oggi è fatto di micro exit". Pochi giorni prima del Summit era in Italia per chiudere un deal di acquisizione tra un'azienda di AI in cui aveva investito e assistito e un'azienda oltre oceano che lui stesso ha trovato.
"Oggi tutta la mia vita gira intorno a due parole bellissime: access, accesso, creare opportunità. E provide, che io traduco con fornire aiuto, prendermi cura. E crescere un figlio è un po' come crescere una startup: devi uscire dalla comfort zone e capire ogni giorno se sei sulla strada giusta".
A proposito di figli, Paolo è in attesa del secondo. "Avere un figlio ti insegna a tornare alle basi, a non perdere più tempo, a essere onesti, e non fare cazzate di cui potresti pentirti. Figurati averne due..."