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Smartphone al muro, a Ferrara il progetto partecipato con gli studenti

Smartphone al muro, a Ferrara il progetto partecipato con gli studenti
(reuters)
Nuova iniziativa, sulla scia dell’ultima circolare del ministro Valditara, per lasciare in sicurezza il telefono all’ingresso in aula: un’idea nata dagli studenti che redigeranno anche un regolamento sull’uso dei dispositivi all’istituto Einaudi
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Inizieranno due classi, la prima B e la prima S dell’istituto professionale Luigi Einaudi di Ferrara. A fare cosa? A lasciare i telefoni nelle sacche del progetto “Smartphone al muro”. Seguirà poi l’intera scuola e d’altronde altre della città stanno facendo lo stesso. In tutta Italia, da tempo, si moltiplicano le soluzioni per “abbandonare” in sicurezza i telefoni all’inizio delle lezioni e recuperarli al termine. Con non poche difficoltà perché quei dispositivi sono ormai parte integrante delle nostre esistenze.

Di tutti, adulti e ragazzi. Una recente circolare del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, diffusa all’inizio delle vacanze natalizie, è però tornata a chiedere un impegno in più alle scuole e dunque a ribadire il divieto dei cellulari in classe se non per finalità didattiche. Nulla di nuovo: si tratta di un’indicazione che esiste dal 2007 contenuta nella direttiva ministeriale 104 del 30 novembre di quell’anno - l’allora ministro era il dem Giuseppe Fioroni - ma che veniva (e viene) senz’altro applicato in modo un po’ troppo lasco. O senza troppe idee oltre la solita scatola sulla cattedra. Una recente indagine di Studenti.it su 700 studenti ha accertato che lo smartphone viene trattenuto all’entrata e restituito all’uscita solo nel 26% delle scuole, con situazioni, esperimenti e divieti molto vari nelle scuole del paese.

Da qui una delle proposte, come Smartphone al muro dell’Einaudi: al muro delle due aule e nel laboratorio di informatica è stato affisso un organizer composto da trenta tasche numerate, una per ogni alunno che lascerà il proprio telefono seguendo l’ordine dell’elenco di classe, per depositare i dispositivi. E scongiurare così, nei progetti del ministro e dei docenti, troppe distrazioni. Ammesso che ci si riesca: per molti educatori, infatti, i divieti tout court sono controproducenti. Ma è pur vero che in certe situazioni il quadro può diventare insostenibile e la soglia di attenzione si abbassa sempre di più. Le due classi dovranno anche sfidarsi redigendo una sorta di regolamento sull’impiego dei telefoni a scuola. La classe vincitrice sarà premiata con un’uscita didattica o una giornata di attività a propria scelta.

“La condivisione con le famiglie è stato il fattore principale che ci ha permesso di strutturare e partire col progetto e di assicurare la scuola da eventuali danni o smarrimenti dei device” ha spiegato una docente alla Nuova Ferrara. “Tutto è pronto - ha aggiunto la dirigente dell’istituto Marianna Fornasiero - per mettere in pratica ciò che il ministro Valditara ha ricordato nell’ultima circolare”. Un progetto che, spiegano i docenti, nasce dai ragazzi e per i ragazzi ed è stato pensato insieme a loro.

Nella circolare di Valditara non sono previste, ed è d’altronde naturale, sanzioni per l’uso degli smartphone. Il documento si richiama al “senso di responsabilità” di docenti e studenti. Ma c’è, fra le righe, l’invito rivolto agli istituti a riscrivere o rivedere i propri regolamenti interni, come è stato fatto a Ferrara. Impresa effettivamente complessa: basti pensare che in Italia l'85% degli adolescenti tra 11 e 17 anni usa quotidianamente lo smartphone e il 72% naviga su internet tutti i giorni. In media, la maggior parte degli adolescenti trascorre dalle tre alle sei ore al giorno impegnato sul telefono, che appunto viene quasi sempre usato a scuola durante le lezioni. Il tempo trascorso si abbassa leggermente in preadolescenza, tra gli 11 e i 13 anni, laddove genitori e docenti riescono ancora a tenere sotto controllo modi e tempi d’uso.