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Gli studi sulla IA ristretta e le incognite della IA generale

Gli studi sulla IA ristretta e le incognite della IA generale
La grande mole di lavoro che stiamo facendo per istruire le cosiddette intelligenze artificiali ristrette è applicabile a quella generale? Soprattutto: abbiamo un’idea della direzione verso cui stanno andando le IA?
3 minuti di lettura

Le IA sono tra noi: chiunque abbia uno smartphone ne fa uso ogni giorno. Però ci sono aspetti che vengono raccontati male, spettacolarizzando risultati marginali e non dando il giusto peso agli sforzi dei ricercatori i cui studi hanno un impatto positivo sulla vita di milioni di persone.

Intelligenza artificiale generale e ristretta

Le IA sono sostanzialmente di due tipi: c’è la cosiddetta IA generale, capace di svolgere tante funzioni e quella ristretta, in grado di svolgerne una soltanto o, in alternativa, diverse strettamente collegate tra loro. Fanno parte delle IA ristrette gli algoritmi usati da Google per riconoscere le fotografie, i sistemi di lettura di dati per definire una diagnosi medica specifica o i sistemi di lettura e riconoscimento del testo. Una IA generale, di fatto, è quella capace di fare insieme tutte queste cose (e altre ancora), anima robot e computer dai quali traiamo iconografie cinematografiche.

La IA generale sfugge nel suo insieme. Non sappiamo bene cosa sia, quando sarà disponibile, come funzionerà e quali problemi porrà. Ogni previsione è fuori luogo, come sostiene il pioniere delle AI, Geoffrey Hinton e, del resto, è un tema che resta ai margini delle attività attuali, incentrate sulle IA ristrette. Oggi non sappiamo neppure se tutti gli sforzi fatti in materia di IA ristrette saranno utili alla IA generale.

Per capire meglio questo argomento ci siamo fatti aiutare da Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano: “L’IA ristretta è indirizzata a perseguire in maniera autonoma specifici compiti che solitamente sono svolti da essere umani, grazie a capacità tipiche dell’essere umano, quali la capacità di elaborare linguaggio naturale, immagini e video, l’interazione fisica e sociale, l’apprendimento e il ragionamento sulla base ai dati raccolti ed elaborati. Lo sviluppo e l’uso di sistemi di intelligenza artificiale ristretta, proprio per le sue peculiarità, trova applicazione potenzialmente in ogni processo di qualsiasi attività produttiva. La possibilità di impiego concreta in ambiti così disparati rende particolarmente interessante lo studio di tali algoritmi in ambito aziendale, dove la ricerca dell’efficienza e l’efficacia nei processi è di primaria importanza. Infatti, l’adozione di tali algoritmi permette di migliorare le performance e liberare tempo ed energie alle persone, che possono focalizzarsi su processi a maggior concentrazione di innovazione e creatività”.

Le IA ristrette funzionano abbastanza bene (in alcuni casi anche molto bene), ma non sono perfette. Ciò che le rende malleabili e gettonate è il fatto che, a prescindere da svarioni concettuali ed errori, ci si possono fare cose utili. Utili ai business, alla salute, alla mobilità e a una vasta gamma di aspetti delle nostre vite. Non da ultimo sono democratiche, perché diventano appannaggio anche di piccole organizzazioni. Oggi alcuni servizi di IA ristretta possono essere acquistati online per pochi euro. Tutto ciò contribuisce alla loro diffusione.

Invece, per quanto riguarda l’IA generale, a che punto siamo? “Non è possibile dire quanto degli sforzi fatti oggi per sviluppare IA ristrette sia traslabile nel percorso verso la IA generale, anche perché oggi non sappiamo esattamente cosa sia necessario per sviluppare una IA generale, così come non sappiamo come si possa effettivamente definire l’intelligenza umana, che l’IA generale persegue. Tuttavia, ciò non significa assolutamente che gli sforzi verso le IA ristrette siano vani, anzi rappresentano un’opportunità concreta e tangibile per favorire l’innovazione delle organizzazioni e dei prodotti e servizi offerti, così come potenzialmente una possibilità per rendere maggiormente accessibile la conoscenza a una platea più ampia di persone”, ci ha spiegato Piva.

Tre considerazioni semplici

Per la prima considerazione ci rifacciamo a un intervento di Luciano Floridi, che ricopre anche il ruolo di professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute. Secondo Floridi, la IA ingegneristica, ossia quella mirata a risolvere problemi di varia natura, ha fatto passi da gigante, mentre la IA cognitiva, ovvero quella che dota le macchine delle capacità del cervello umano, è rimasta al palo. E questo, anche se di sponda, rimanda al forte progredire delle IA ristrette e al lento avanzare dell’IA generale, della quale abbiamo una visione divergente e caotica.

L’altra considerazione riguarda le aspettative: i robot fanno più notizia di tutto il resto messo insieme. Ogni volta che ricercatori riescono a istruire un robot a svolgere compiti specifici (come aprire una porta o esibirsi in un ballo) si solleva un certo stupore (che si verifica anche quando i robot falliscono).

Tuttavia, in diversi ambiti, ci sono IA ristrette che migliorano la vita di milioni di persone creando meno interesse: la diagnosi  precoce e il supporto, anche farmacologico, per chi soffre di malattie neurodegenerative, la diagnosi di alcune forme tumorali e, più in generale, gli sforzi fatti dai ricercatori affinché le IA possano aumentare e rendere più chiare le informazioni in base alle quali i medici giungono a una diagnosi e quindi alle cure da somministrare.

L’ultima considerazione, la più semplice, ha una doppia lettura e un unico risultato: a seconda dei punti di vista, viviamo immersi nelle IA oppure le IA ci avvolgono, ma in definitiva le IA sono tra noi, ne facciamo uso quotidiano anche a nostra insaputa. Il terrore generale causato da letteratura e film appare quindi ingiustificato. Considerati questi aspetti, diventa opportuno considerare l’ipotesi che, per quanto riguarda la IA generale, non siamo ancora pronti. Forse.