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Primo caso di insider trading negli NFT: un top manager di OpenSea compra opere d'arte digitali prima dell'asta

Primo caso di insider trading negli NFT: un top manager di OpenSea compra opere d'arte digitali prima dell'asta
Incastrato da un’indagine collettiva, il dipendente che in molti identificano con il responsabile di prodotto, avrebbe acquistato degli oggetti non ancora messi in vendita e li avrebbe rivenduti subito dopo per ricavarne circa 6mila euro
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Anche nel folle mondo degli NFT, i “non fungible token”, oggetti digitali certificati da sistemi di blockchain e pagati in criptovalute, iniziano a svilupparsi fenomeni non dissimili da quelli della finanza internazionale. OpenSea, una delle principali piattaforme per la compravendita di oggetti digitali collezionabili - opere d’arte, momenti irripetibili della storia sportiva, carte, i ben noti Crypto Kitties, musica e mille altri pezzi di realtà o di creatività digitalizzati - ha ammesso il primo caso documentato di insider trading in questo (relativamente) nuovo ma scoppiettante settore.

Un dipendente, che più fonti accrediterebbero addirittura come uno dei top manager, cioè il responsabile di prodotto Nate Chastain, ha acquistato undici oggetti digitali prima di metterli in vendita con grande evidenza sulla home page della piattaforma, dando il via all’asta. E rivendendoli poco dopo, così da accumulare un guadagno notevole. Le accuse sono sbocciate da una sorta di investigazione collettiva da parte della community di OpenSea: molti membri, ad esempio su Twitter, hanno individuato e documentato le transazioni sospette sul portafoglio pubblico dell’utente ritenuto Chastain. La piattaforma ha appunto confermato il fatto ma non l’identità del truffatore: “Ieri siamo venuti a conoscenza che uno dei nostri impiegati ha acquistato, prima che fossero pubblicati, oggetti che sapeva sarebbero stati messi in evidenza sulla nostra home page” ha scritto il Ceo Devin Finzer. “Si tratta di una vicenda incredibilmente spiacevole”. Ovviamente il marketplace proibisce “attività di trading ingannevoli o manipolative" nei suoi Termini di servizio.

Nella sua indagine un utente battezzato su Twitter ZuwuTV ha per esempio individuato una transazione del 14 settembre nella quale Chastain avrebbe trasferito 5 Ethereum, circa 15mila euro alle quotazioni attuali, dal suo portafoglio pubblico verso uno anonimo che avrebbe poi girato i fondi a un terzo account segreto. Secondo un altro utente, ricefarmer.eth, questo terzo portafoglio avrebbe effettuato l’acquisto degli NFT dell’artista Dailydust, fra i quali uno intitolato “Spectrum of a ramenfication theory” che OpenSea avrebbe messo in vendita poco dopo (e che è ancora in vendita). L’accusa, corroborata dalla documentazione delle transazioni, è dunque che l'account abbia successivamente "rivenduto" gli NFT per un profitto di circa 2 Ethereum, circa 6mila euro, e reindirizzato i soldi nel portafoglio originale di Chastain. OpenSea non ha confermato nel dettaglio quali NFT siano stati coinvolti nel brutto affare.

Non basta: a quanto pare Chastain (o chi per lui) non sarebbe stato nuovo a questo tipo di trucchetti per arrotondare, acquistando NFT di un certo interesse prima che vengano esposti nella home page del sito che, fra l’altro, è curata a mano e non in modo automatico. Insomma, in quanto responsabile di prodotto aveva contezza degli oggetti più interessanti destinati alle aste e, al contempo, la massima libertà sulla preminenza da dare loro sulla piattaforma. Ma la blockchain di Ethereum è trasparente nella documentazione di tutte le transazioni, permanentemente registrate su un registro pubblico: in questo modo gli utenti-investigatori sono stati in grado di seguire i soldi, andati e tornati dal wallet pubblico di Chastain (o almeno a lui presumibilmente collegato).

Il top manager, si presume ex, non ha commentato e deve ancora produrre una qualche dichiarazione pubblica. D’altronde OpenSea non ha confermato che si tratti proprio di lui. Nel frattempo, tuttavia, la piattaforma ha rapidamente stabilito nuove regole destinate al team interno. I dipendenti “non possono comprare o vendere dalle collezioni o dai creatori quando sono promossi sul marketplace” e “non possono utilizzare informazioni confidenziali per acquistare o vendere NFT di nessun tipo, disponibili su OpenSea o meno”. Forse bisognava arrivarci prima.