
Poliziotti americani durante una sessione di Empathy Training (foto da abcnews.com)
Il poliziotto entra nell’appartamento, la luce è bassa, si vede poco, da qualche parte arriva la musica di una canzone, si sente una tv in sottofondo, il sospetto è in una stanza sul retro, potrebbe essere aggressivo oppure no. A rovescio: il ragazzo è seduto sul letto in una stanza sul retro, la luce è bassa, si vede poco, dallo stereo arriva la musica di una canzone, la tv è accesa in sottofondo, dall’ingresso si sente il rumore di qualcuno che si è introdotto nell’appartamento, potrebbe essere aggressivo oppure no.
Sono due facce della stessa medaglia, della stessa situazione, viste da due punti di vista opposti: quello dell’agente che entra in una casa per un intervento e quello della persona oggetto di quell’intervento.
A permettere all’operatore delle forze dell’ordine di capire meglio quello che sta accadendo, o potrebbe accadere, anche a consentirgli di immedesimarsi in qualche modo con la persona con cui deve trattare, è il programma di Empathy Training sviluppato da Axon, un’azienda americana che ha sede a Scottsdale, in Arizona, e sino ad aprile 2017 si chiamava Taser. Proprio così: uno dei suoi fondatori è l’inventore della celeberrima “pistola” stordente e oggi la compagnia è talmente grande che rifornisce più di 17mila dipartimenti di polizia in oltre 100 Paesi in tutto il mondo. Italia compresa.
Con la realtà virtuale, a lezione di empatia
L’Empathy Training è una novità piuttosto recente, come ci ha spiegato in una lunga chiacchierata l’amministratore delegato di Axon Italia, Loris Angeloni: «Da ottobre 2018 usiamo visori per la realtà virtuale (gli Oculus Go, ndr) per consentire agli agenti di capire come affrontare le situazioni più difficili, anche mettendosi nei panni della persona in crisi. Il primo scenario che abbiamo creato permetteva di simulare interazioni con persone colpite da schizofrenia (più sotto, un video che mostra quello che accade), poi ne abbiamo aggiunto altri 2, per confrontarsi con persone affette da autismo e con quelle che minacciano il suicidio». È come un videogioco, ma non è un videogioco: l’idea è quella di far vedere all’agente come viene visto dalla persona su cui deve intervenire, come viene sentita la sua voce, come vengono recepite le sue parole, così da permettergli di agire nel mondo migliore e più sicuro.
L’Empathy Training fa parte del programma formativo che Axon offre alle forze dell’ordine dei Paesi in cui è attiva: «In Italia abbiamo iniziato la sperimentazione nel 2014, con il cosiddetto decreto Stadi del ministro Alfano - ci ha ricordato Angeloni - Dal 2017 forniamo taser e altro alla polizia di Stato, ai carabinieri e alla guardia di Finanza». Con la parola «altro», Angeloni intende le bodycam e l’accesso alla piattaforma online su cui vengono memorizzate le immagini acquisite (si chiama evidence.com, è questa): a oggi, sono un centinaio i Comuni italiani che le usano anche per gli agenti della Municipale, ed è probabile che in futuro se ne aggiungeranno altri. A incominciare da Ravenna: a metà dello scorso giugno, la città romagnola è stata la prima ad autorizzare la formazione all’uso del taser di 16 vigili urbani, che presto potranno utilizzare le pistole stordenti durante il loro lavoro.
Vimeo: una sessione di Empathy Training della Axon
Oltre 235mila vite salvate in 10 anni
Ma è davvero così utile, il taser? Davvero è in grado di fare la differenza fra un’operazione conclusa con successo e un’altra che finisce in tragedia? Quello che accadde a Genova il 10 giugno del 2018 direbbe proprio di sì: il giovane Jefferson Tomalà venne ucciso in una casa di via Borzoli da un poliziotto che era intervenuto per un trattamento sanitario obbligatorio e come ricordò Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp, prima dell’assoluzione dell’agente perché «non si poteva agire diversamente», quel poliziotto «vedendo il collega ferito in modo gravissimo e sanguinante (Tomalà lo aveva accoltellato, ndr) non aveva altra scelta che mettere mano alla pistola», perché «non aveva altro da usare».
Proprio questa vicenda ha dato un’ulteriore accelerata all’introduzione del taser anche in Italia, ma al di là di questa vicenda ci sono i numeri: secondo la statistiche di Axon (la fonte dei dati è in questo pdf), nell’ultima decina d’anni la pistola stordente è stata usata oltre 4,3 milioni di occasioni in tutto il mondo e solo negli Stati Uniti avrebbe salvato oltre 235mila persone da ferite gravi, gravissime o mortali, offrendo ai poliziotti un’alternativa rispetto ad armi da fuoco o manganelli; di più: in uno studio condotto su 1200 interventi, il taser ha impedito ferite gravi nel 99,75% dei casi.
Black lives Matter e quello che sta succedendo in America
Ovviamente, la tecnologia da sola non basta: «Se l’agente sbaglia, se agisce in modo scorretto - ha sottolineato Angeloni - i nostri dispositivi possono fare poco». Il caso dell’afroamericano George Floyd, morto soffocato a Minneapolis dopo che un poliziotto gli aveva a lungo tenuto un ginocchio premuto sul collo, lo dimostra: «Gli operatori devono capire come agire, che cosa possono fare e che cosa no, per questo la loro formazione è così importante e su questo stiamo insistendo tantissimo da 10-12 anni con le forze dell’ordine degli Usa. E il nostro programma Empathy nasce anche per questo».
Sull’argomento, Angeloni svela un dettaglio curioso, rispondendo a una domanda sui tanti filmati degli interventi delle forze dell’ordine che, prima o dopo il “caso Floyd”, arrivano su Internet e possono essere visti da tutti: «Sì, sono quasi tutti registrati con le nostre bodycam, però no, non vengono sottratti dalla nostra piattaforma online. In molti Stati americani, la legge obbliga a rendere pubblico il video di ogni arresto avvenuto con l’uso della forza. Molti dipartimenti di polizia, come quello della città di Milwaukee, hanno addirittura un canale su YouTube per diffondere i filmati (uno è visibile qui sotto) e anche organizzano assemblee in cui le immagini vengono discusse con i comitati cittadini». Per non ripetere gli stessi errori più e più volte, e per migliorare.
YouTube: il video girato con una bodycam della polizia a Milwaukee
Il futuro e l’intelligenza artificiale
E nella direzione del miglioramento va pure la Fleet 3, una videocamera per la polizia dotata di intelligenza artificiale e in grado di leggere da sola le targhe delle altre auto (ne scrivemmo qui): «Lo sviluppo è in corso, dovrebbe essere disponibile negli Stati Unti entro dicembre 2020, poi la porteremo anche in Europa, anche se dovremo adattarla al diverso formato delle targhe». Non è l’unico problema, perché c’è anche la questione della tutela dei diritti civili, che potrebbero venire violati da una rete di telecamere intelligenti in grado di analizzare le targhe dei veicoli che hanno intorno, confrontarle con quelle presenti nei database dei “sospetti”, collegarsi con altre auto di pattuglia e richiedere un intervento. Tutto in totale autonomia, senza necessità di intervento di un operatore umano.
Lo scorso ottobre, la Axon spiegò che «ci impegneremo con le forze dell’ordine, le associazioni e il nostro Consiglio etico per l'Intelligenza artificiale e la Tecnologia per definire l’ambito migliore per l’utilizzo» di questi dispositivi. Angeloni ovviamente ci ha confermato tutte le cautele, pure aggiungendo che «anche per queste ragioni (etiche, ndr) abbiamo deciso di non usare tecniche di riconoscimento facciale» e però sottolineando le grandi capacità dell’intelligenza artificiale: «Questi sistemi permettono una più efficiente gestione delle pattuglie, di capire dove sono, di stimare con maggiore precisione quando possono arrivare dove sono richieste e percorrendo quali strade». Permettono di migliorare, insomma.