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Coronavirus, Facebook contro le bufale. Rimossi i contenuti pericolosi, avvisi agli utenti e fondi per il fact checking

Dalla candeggina da bere al 5G che favorisce il contagio. Mark Zuckerberg annuncia una serie di azioni per contrastare l'infodemia sul Covid 19. Cancellati centinaia di migliaia di post, mentre 40 milioni di contenuti sono stati classificati come inattendibili. Oltre 350 milioni di persone hanno potuto vedere le schede dell'Oms che smontano le fake news. In Italia il movimento Avaaz ha contribuito a far rimuovere 17 post nocivi, mentre Pagella Politica è impegnata nel fact checking

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"La rete 5 G favorisce la diffusione del Covid 19". Falso, dice l'Organizzazione mondiale della sanità. "Esporsi al sole o a temperature superiori a 25 gradi previene il contagio da coronavirus". Falso. "Bere candeggina cura dal coronavirus". Falso, ma anche pericoloso. Sono tre esempi di pseudo-notizie circolate nelle ultime settimane come effetto della cosiddetta infodemia, cioè la diffusione incontrollata di informazioni fuorvianti legate a un'emergenza sanitaria, in questo caso la pandemia da coronavirus Sars-Cov-2.

Non essendoci in commercio un vaccino contro le bufale, servono strategie e iniziative per limitarne gli effetti dannosi: l'equivalente digitale delle mascherine e del distanziamento sociale, per consentire ai cittadini di difendersi dal contagio della disinformazione e di stare lontani dai clic ingannevoli sul coronavirus. A cominciare dagli ambienti più affollati come i social media. Per questo motivo, Facebook ha deciso di potenziare i propri servizi di contrasto alle fake news sul Covid 19, attraverso una serie di azioni appena annunciate dallo stesso Mark Zuckerberg in un suo post.

Per dare un'idea di quale sia il volume di traffico sull'argomento coronavirus, dall'inizio dell'epidemia l'azienda californiana stima di "aver indirizzato oltre due miliardi di persone verso le risorse messe a disposizione dall'Oms e da altre autorità sanitarie attraverso il nostro Centro informazioni sul Covid 19 e i pop-up presenti su Facebook e Instagram, su cui hanno cliccato oltre 350 milioni di persone per saperne di più".
Una delle schede dell'Oms che smontano le bufale sul Covid 19
Una delle schede dell'Oms che smontano le bufale sul Covid 19 

Coronavirus e bufale: i contenuti dannosi rimossi dalla piattaforma sono "centinaia di migliaia"


Ma oltre a promuovere la corretta informazione sul Covid 19, cioè prevenire la diffusione di bufale attraverso la consapevolezza, il problema è come arginarle una volta che entrano in circolo. Prima di tutto, eliminando tutto quello che può creare danni all'incolumità delle persone: laddove le autorità sanitarie segnalino la presenza di fake news pericolose - come la candeggina da bere o la notizia che il distanziamento sociale non serva a ridurre i rischi di contagio da coronavirus - Facebook le rimuove, in deroga ai propri principi anti-censura, impedendone l'ulteriore diffusione. Secondo i dati forniti da Facebook, sono stati "centinaia di migliaia" i post eliminati. Inoltre, chiunque abbia interagito con questo tipo di contenuti (con like, commenti, condivisioni), riceve sulla propria bacheca un avviso con un link al sito dell'Oms, in particolare alla sezione chiamata "Myth busters", nella quale le bufale sul coronavirus vengono smontate una ad una. In questo modo Facebook spera di far aumentare la consapevolezza negli utenti, aiutandoli a diventare essi stessi cacciatori di bufale all'interno delle proprie cerchie sociali, delle chat, dei gruppi. Questo progetto, che si avvale di partner esterni, in Italia è stato realizzato con la collaborazione di Avaaz.

In particolare, il movimento di attivisti ha condotto un'indagine, condividendone con Facebook i risultati, secondo la quale milioni di utenti sono esposti alla disinformazione. "I ricercatori di Avaaz - si legge in una nota diffusa dal movimento - hanno analizzato un campione di oltre 100 notizie false sul coronavirus in sei lingue. Questi post sono stati condivisi 1,7 milioni di volte e sono stati visualizzati, secondo le stime, 117 milioni di volte, nonostante fossero già stati confutati da fact checker indipendenti".

Secondo Avaaz le contromisure usate fino a oggi da Facebook non sono state abbastanza efficaci: "Possono trascorrere fino a 22 giorni prima che l'azienda pubblichi le rettifiche per le notizie false sul coronavirus. Il 41% delle storie analizzate è rimasto sulla piattaforma senza nessun avvertimento. Facebook non ha ancora applicato le etichette di segnalazione sul 68% dei cotenuti in lingua italiana, contro il 29% dei contenuti in lingua inglese". La stessa Avaaz ha contribuito a ripulire il social network dalle bufale: grazie alle sue segnalazioni, Facebook ha rimosso 17 post, per una stima di circa 2,4 milioni di visualizzazioni.

Potenziato il fact checking sul Covid 19


La seconda arma messa in campo è quella già collaudata con le campagne elettorali in varie parti del mondo: team indipendenti di verificatori - i cosiddetti fact checker - sono all'opera in tutti i Paesi e in tutte le lingue per stanare le informazioni sul coronavirus non supportate da evidenza scientifica e segnalarne la scarsa attendibilità. In questo caso, il contenuto non viene cancellato, ma riceve un marchio che lo caratterizza come fake news, viene penalizzato dall'algoritmo di Facebook e corredato di link utili a smontare le falsità in esso contenute. "Durante il mese di marzo - spiega Guy Rosen, vicepresidente con delega all'"integrity" - abbiamo mostrato avvisi su circa 40 milioni di post su Facebook, basati su circa 4.000 articoli di analisi ad opera dei nostri partner indipendenti per il fact checking (che in Italia è Pagella politica, ndr). In circa il 95 per cento dei casi, quando le persone hanno visualizzato quegli avvisi, non sono andate a vedere il contenuto originale", segno che l'azione di "debunking" (cioè smontare la notizia falsa con notizie attendibili) ha dato i suoi frutti.

Per rendere questo servizio più ampio ed efficace, Facebook ha avviato un programma di sovvenzioni da un milione di dollari destinate ai fact checker di tutto il mondo, in collaborazione con l'International Fact checking network: a beneficiarne sono state 13 organizzazioni in Spagna, Colombia, India, Congo e anche in Italia (Pagella Politica). Attualmente Facebook lavora con oltre 60 team nel mondo, che operano in 50 lingue diverse: gli ultimi arrivi sono MyGoPen a Taiwan, Afp e Dpa in Olanda, Reuters nel Regno Unito.


Infine, solo negli Stati Uniti per il momento, nel Centro informazioni Covid 19 allestito da Facebook è stata aperta una sezione chiamata "Get the Facts", nella quale ci sono articoli già verificati che smontano la disinformazione sul coronavirus.

Basterà tutto questo? Certo non riuscirà ad azzerare le bufale, così come le misure di prevenzione e protezione dal Covid 19 non garantiscono l'azzeramento del contagio. Prima di condividere un contenuto, è importante essere consapevoli dei danni che si possono creare. La verifica spetta in ultima analisi a ciascuno di noi: quando si hanno dei dubbi, meglio astenersi, o almeno incrociare le fonti. Perché le misure messe in campo abbiano successo, anche sui social media sono indispensabili la collaborazione e le buone pratiche dei cittadini.

La schermata che compare a chi abbia interagito con informazioni false su Facebook
La schermata che compare a chi abbia interagito con informazioni false su Facebook