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Basket Mestre, stasera gara 4 dei playoff al Taliercio: così la città sogna come negli anni d’oro

Sale la tensione per lo scontro con Orzinuovi. La squadra prova la risalita ricordando quando lo sponsor era Superga e c’erano campioni del calibro di Jura, Wingo, Harris e Villalta

Michele Contessa
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

La curva dei tifosi della Gemini Mestre la sera del ritorno della squadra al Taliercio, in gara-1 contro la Pielle Livorno

 

Il sogno di una città di ritornare nell’élite del basket italiano. Domenica 4 giugno c’è gara 4 dei playoff contro Orzinuovi. Mestre manca dalla Serie A/2 dal 1988, quando chiuse la stagione al sedicesimo e ultimo posto, retrocedendo in Serie B d’Eccellenza, dopo 14 tornei consecutivi tra Serie A/1 e Serie A/2.

L’era d’oro del Basket Mestre è legata indissolubilmente al nome di Pieraldo Celada, che nell’estate del 1978 portò a Mestre i diritti della Serie A/2 conquistati sul campo dal Basket Alessandria, in aggiunta a coach Massimo Mangano e allo sponsor Superga. Anni dorati vissuti con grande entusiasmo dalla piazza mestrina, seppur caratterizzati da continui “ascensori” tra i due tornei in cui era stata scorporata la Serie A.

Il palasport del Coni, in via Olimpia, era stato abbandonato per l’avveniristico nuovo palasport sorto in via Vendramin, che qualche anno dopo sarebbe stato intitolato all’ingegner Giuseppe Taliercio e che ospitò 6 partite dell’Europeo 1979 organizzato dall’Italia.

Prima dell’avvento di Celada, il Basket Mestre aveva già toccato i vertici della pallacanestro italiana venendo promosso nella neonata Serie A/1 al termine della stagione 1973-1974. Arrivarono i primi derby, targati Duco e Canon sull’asse Mestre-Venezia, la prima vittoria (87-85) a Castelfranco, firmata dall’ex granata Giorgio Cedolini. Arrivò però la retrocessione in A/2, ma intanto arrivò lo scudetto nel campionato under 15, e nel 1978 anche il ritorno in B, caduta evitata dall’arrivo di Celada. Intanto da Mestre era già passato il giovane Villalta.

Il sogno “celadiano”

Primo anno, ed è subito un trionfo: la Superga sale in pompa magna in Serie A/1, i tifosi biancorossi si esaltano di fronte alla classe cristallina di Dulaine Harris e Harthorne Wingo, arrivato a Mestre dopo aver vinto il titolo Nba nel 1973 con i New York Knicks e due Coppe delle Coppe con Cantù.

Il ritorno in Serie A/1 si concluse però con l’amaro calice dello spareggio perso a Milano contro la Scavolini Pesaro, che un anno prima aveva riservato lo stesso destino alla Reyer nello spareggio di Bologna.

La città era “impazzita”, il palasport ribollente, quasi tremila tifosi seguirono con pullman e macchine la squadra a Milano. Celada era uno che non “mollava” mai, portò a Mestre Chuck Jura e John Brown, la stagione 1980-1981 vide Mestre piazzarsi al secondo posto, promossa insieme a Venezia, Brindisi e Treviso, ma addirittura passare il primo turno dei playoff a spese di Rieti, fermandosi nei quarti al cospetto della Billy Milano.

Crescono giovani come Stefano Teso e Andrea Forti, prodotti di un settore giovanile che regalò a Mestre 6 titoli italiani tra il 1975 e il 1984 (3 under 15, 1 under 17, 1 under 19 e uno Propaganda).

La coppia Monsalve-Bardini non evitò la retrocessione in Serie A/2 al termine della stagione 1982-1983, arrivano il marchio Lebole, poi la Pepper, altri giocatori importanti, come Shelton e Tolbert, giovani di prospetto, come Pilutti, poi Lingelfelter e coach Gianni Asti, i baby Coldebella e Casarin.

L’ultimo acuto nella stagione 1985-1986 quando la promozione in Serie A/1 sfuggì due volte per l’esito degli scontri diretti, in regular season beffata da Firenze, nei playout da Brescia.

Il crollo

Il ritorno di Massimo Mangano non fu felice (chiuso con un esonero), Celada aveva già trasferito armi e bagagli a Desio, al termine della stagione 1987-1988, la Cuki retrocesse in Serie B d’Eccellenza, dodici mesi dopo sarebbe arrivata anche la caduta in B/2, ma i diritti passarono a Montichiari. Ora però, comunque vada, Mestre ci crede: vuole tornare protagonista.

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