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Billio, l’eroe per caso della Reyer: con l’assistant la svolta a Verona

L’espulsione di Spahija e l’assenza di Tucci hanno proiettato alla guida delle operazioni e alla vittoria all’overtime

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Episodio forse irripetibile domenica sera a Verona nella storia ultrasecolare del basket italiano: la Reyer va sotto contro la Tezenis e arriva anche l’espulsione di coach Neven Spahija (doppio fallo tecnico). Normalmente in questi casi è il viceallenatore a prendere il comando della squadra, ma Gianluca Tucci non c’era (assenza giustificata, si è beccato l’influenza), così a dirigere le operazioni ci ha pensato Alberto Billio.

Da 21 anni alla Reyer – oltre 800 partite vissute in panchina – per l’assistant sono stati i primi minuti in assoluto da head coach in Serie A dopo quasi 30 anni di carriera al servizio di tanti allenatori e vice-allenatori. “Aiutato” dall’altro assistente Simone Bianchi e da... Marco Spissu, sempre in panchina per il noto infortunio, è riuscito a compattare la squadra, riuscendo a compiere un’impresa per come si era messa la partita (quando è stato espulso Spahija era sotto di 6), vincendo all’overtime.

Vent’anni fa veniva chiamato dal presidente Giorgio Chinellato e dal direttore generale Roberto De Zotti a fungere da vice allenatore di Andrea Petitpierre all’Umana, che si preparava alla seconda stagione in Serie A/1, con la presentazione al Laguna Palace. Quattro annate in rosa, tre come vice di Stefano Michelini, poi nel 2006 con l’arrivo di Luigi Brugnaro, Alberto Billio è stato “spostato” alla squadra maschile come assistente di Eugenio Dalmasson, lavorando negli anni successivi negli staff di Bizzozi, Dell’Agnello, Mazzon, Recalcati, infine De Raffaele.

Vent’anni alla Reyer, Alberto Billio è alla stagione numero 21 in orogranata. «Sono particolarmente orgoglioso di poter fare ancora parte di questa grande famiglia», erano le parole del 54enne trevigiano a inizio stagione, «sembra ieri che incrociavo Federico Casarin nella palestra del Taliercio, scambiandoci impressioni e valutazioni, lui da dirigente dei Bears e io da allenatore della squadra femminile, invece sono trascorsi vent’anni. Bellissimi, nonostante qualche capello grigio in più, per le emozioni che ho potuto vivere in prima persona, per aver toccato con mano ogni giorno la crescita esponenziale di questa società». 

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