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Oscar del rugby 2022. Capuozzo miglior giocatore rivelazione del mondo

Il metamen azzurro di Grenoble premiato a Montecarlo, resta all’asciutto il veneziano Edoardo Padovani, candidato per la meta più bella, quella segnata nel trionfo di Cardiff

di Fabrizio Zupo
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

MONTECARLO
Ange Capuozzo, 23 anni, è stato premiato ieri sera a Montecarlo come miglior rivelazione dell’anno al mondo nel gala del World Rugby Awards (l’Oscar ovale) ospitato dal principe Ranieri.
Non ha avuto il riconoscimento Edo Padovani (veneziano in forze alla Benetton, uscito stordito sabato dal campo per una botta allo zigomo nella collisione con Le Roux) ieri in sala fra i candidati per la miglior meta del 2022.

Quella che tutti hanno negli occhi, iniziata da Padovani nel finale di Cardiff (vittoria 21-22 per l’Italia) raccogliendo una palla al volo e scaricandola proprio su Capuozzo che, 80 metri di sprint e decalage dopo, gli ha servito un assist spettacolare mandandolo in meta. Il premio è andato a Rodrigo Fernandez che ha regalato al suo Cile la prima storica qualificazione al Mondiale di Francia.

Capuozzo che ha ringraziato in tre lingue, il presidente Innocenti, la sua famiglia e tutta la squadra Azzurra ha ricordato di quando s’è proposto la prima volta allo staff dell’Italia, 18enne, perché “Moroso” (innamorato) dell’Italia e della cultura dei suoi nonni. Due mete con l’Under 20, 5 già con l’Italia fra cui la doppietta ammazza Australia a Firenze.

Capuozzo nasce nell’italiana Grenoble della prima emigrazione in Francia, nella città di Stendhal  e del Rosso e Nero, degli artigiani guantai come suo nonno e  nel luogo culto per il rugby Azzurro: la finale del febbraio 1997 Fira fra l’Italia di Coste con i suoi campioni Giovannelli, Dominguez e l’indimenticato Francescato contro la Francia di Villepreux reduce dal gran slam dell’allora 5 Nazioni. Il trionfo che ci apre le porte al torneo e cambia il destino ovale Azzurro per sempre.

Capuozzo nasce due anni dopo, nel 1999, ma è già tifoso dell’Italia a 8 anni quando va a vedere gli Azzurri di Berbizier giocare il mondiale in Francia. E  due giocatori di quell’epoca, idoli di un bambino, ha voluto ricordare: il francese Vincent Clerc e il padovano Mirco Bergamasco e vedendo il suo “decalage” vecchia maniera, la sua corsa elusiva si capisce pure il perché.

Della meta di Padovani ha detto che è quella che preferisce “Totalmente!”, pur non avendola fatta perché “Nel rugby la cosa migliore è vincere collettivamente. E’ stato un momento magico per tutto il gruppo, e quello di stasera è il momento più importante della mia vita”.
 

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