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Plusvalenze per 70 milioni La Finanza in casa Inter

mon.ser.
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MILANO

Bilanci aggiustati per «rispettare i parametri di fair play finanziario» richiesti dalla Uefa e iscriversi ai campionati internazionali. È l’ipotesi a cui lavora la procura di Milano che ieri ha mandato gli investigatori della Guardia di Finanza ad acquisire i contratti dei calciatori, i documenti sulle trattative, le commissioni dei procuratori sportivi ma anche la copia forense delle mail nelle sedi dell’Inter e della Lega calcio di serie A (dove è depositata la copia dei contratti). Al centro dell’inchiesta, per ora senza indagati, nata sulla scia del fascicolo torinese sulla Juventus, gli oltre 70 milioni di plusvalenze che la squadra di Steven Zhang ha realizzato con la cessione di calciatori delle giovanili tra il 2018 e il 2019.

Una decina le operazioni sospette, elencate in un’informativa che il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha depositato ai pm. Tra queste ci sarebbero le cessioni al Genoa di Andrei Ionut Radu per 8 milioni di euro (plusvalenza di 7.763 milioni) e Andrea Pinamonti per 19,5 milioni (plusvalenza di 19 milioni); le cessioni all’Atalanta di Davide Bettella per 7 milioni (plusvalenza di 6.949 milioni) e di Marco Carraro per 5 milioni, (plusvalenza di 4.455 milioni). L’inchiesta, aperta dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal sostituto Giovanni Polizzi per false comunicazioni sociali, è esplorativa, avviata dopo l’esplosione del caso bianconero. Gli investigatori hanno voluto verificare eventuali irregolarità anche delle squadre milanesi. Il Milan è stato subito escluso, perché in quegli anni non aveva la necessità di rispettare i parametri di fair play finanziario imposti invece dalla Uefa all’Inter. Che avrebbe realizzato plusvalenze dal valore almeno all’apparenza «allarmante» tanto da far pensare a un’operazione di «window dressing» (abbellimento dei conti), come si legge nel decreto di acquisizione atti firmato dai magistrati. Gli stessi che tra l’altro indagano sulla presunta frode fiscale del procuratore macedone Fali Abdilgafar Ramadani, uno dei maggiori agenti nel mondo del calcio, che non avrebbe pagato in Italia le tasse sui profitti realizzati nella compravendita di calciatori.

In una nota ufficiale l’Inter «conferma di aver fornito tutta la documentazione richiesta dalla procura per verificare la regolare contabilizzazione delle relative plusvalenze». E sottolinea che «i bilanci della società sono redatti nel rispetto dei più rigorosi principi contabili». Anche in procura si esorta alla cautela su una materia complessa in cui non esiste un criterio valido in assoluto per stabilire il valore di un calciatore. mon.ser.

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