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serie A: i perchÉ di una crisi

Reyer, così non va: ci vuole qualcosa di nuovo

Il presidente Casarin: «Non siamo ciechi, siamo i primi a renderci conto che ci sono delle situazioni da sistemare»

Michele Contessa
2 minuti di lettura



Che il meccanismo non funzioni alla perfezione dopo quattro mesi, si vede a occhio nudo. Trovare la soluzione per comporre il mosaico prima che sia troppo tardi, è un compito che in seno alla Reyer si sta affrontando giorno dopo giorno. Partendo magari da quelle riunioni serali, post partita, come è accaduto domenica dopo la sconfitta interna contro Sassari. «Sono 16 anni che facciamo il punto al termine delle partite», ha osservato il presidente Federico Casarin, «è anche un motivo per confrontarci e trovarci. Non siamo comunque ciechi e non vedere che qualcosa non funziona».

Terza sconfitta in otto giorni, dopo la sosta, per il quintetto di Walter De Raffaele che sembrava aver trovato la quadratura del cerchio a partire dalla trasferta di Brindisi. Invece la Reyer, al ritorno in campo, ha compiuto passi indietro, accentuati dall’assenza di Daye (che forse rientrerà domani contro l’Olimpia Lubiana) proprio quando è tornato Bramos. «Subentra l'ansia quando le cose iniziano a non funzionare, viene a mancare la continuità e la serenità. La stessa squadra che si è involuta nell’ultimo quarto aveva controllato il match per oltre 30’, poi siamo ricaduti negli stessi errori del passato».

ESTERNI. . La produzione degli esterni è crollata nelle ultime tre partite, in sette (De Nicolao, Phillip, Stone, Tonut, Sanders, Vitali e Bramos) hanno realizzato complessivamente110 punti (40 contro Brescia e Sassari in campionato, 29 con Valencia in Eurocup), una media di 33,3 punti a partita, ed è significativo che i più “redditizi” siano stati il rientrante Bramos (22 punti) e il jolly Stone (21), più portato a difendere che a offendere. De Nicolao (vista) e Vitali (gomito) stanno convivendo con problemi fisici, Tonut è entrato in una spirale negativa dalla quale fatica a liberarsi, Sanders è prigioniero della sua tipologia di giocatore, capace di “spaccare” una partita come di darle spesso letture errate, Phillip si impegna, lavora, si applica, ma il sistema di gioco di De Raffaele non gli è ancora entrato.

CENTRI. Watt, e poi la solitudine, o quasi. Echodas si era ben disimpegnato contro Valencia, domenica ha giocato solo 6’ con -7 di plus/minus, un rimbalzo e un fallo subito nelle note positive. Sei minuti che hanno di conseguenza costretto Watt a rimanere in campo 34’, arrivando esausto alla volata finale. Arrivasse un altro lungo straniero, non sarebbe deleterio, anche se poi toccherebbe a De Raffaele gestire minutaggi e scelte.

BLACK-OUT. Non sono una novità per la Reyer, che sembrava essersi lasciata alle spalle questa tendenza dalla partita contro Reggio Emilia. Il 18-2 incassato dal Banco di Sardegna (da 60-52 a 62-70) testimonia la fragilità psicologica di un gruppo che è ritornano a non chiudere partite in pugno, come era accaduto con Bursaport e Ulm. «Non è questione di ultimo quarto», ha osservato Casarin, «a Brindisi è accaduto in avvio, in Germania dal 20’»

DAYE. CLa sua assenza si sente, e la scorsa estate era dato con la valigia in mano. Serve perché quest’anno gioca per la squadra, perché sa costruirsi da solo tiri e soluzioni offensive, perché ha dimostrato, se vuole, di poter giocare anche sotto canestro. In definitiva una situazione complessa: c’è qualche giocatore avanti con gli anni che non regge sempre il peso del match. —



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